Paolo Conte
Era tempo che accadesse: con i
buoni uffici della coppia Bertoncelli-Zanetti, autori del progetto nonché delle
gustose note di copertina, trovano finalmente posto su cd tutte le matrici in
cui Paolo Conte si dedica al suo
primo amore, il jazz. Cinque le sezioni in cui si suddividono questi quindici brani.
La prima riprende i quattro pezzi editi nell’ep “The Italian Way to Swing” (1962).
Ne è artefice il Paul (sic!) Conte Quartet, in cui il Nostro – come quasi
sempre, vestendo i panni del jazzman – è al vibrafono, in un gruppo con piano,
basso e batteria sulle cui coordinate non si fa fatica a cogliere la longa manus del Modern Jazz Quartet, in
quell’incedere nitido e aristocratico, con alternanza sempre incruenta fra
episodi più larghi e rilasciati e altri più mossi e incalzanti. E’ curioso
notare come l’ep fu recensito piuttosto tiepidamente da Musica Jazz, che di
fatto salvò il solo batterista. Alias Giorgio
Conte…
I tre brani che seguono (1961) rimandano
invece al Paolo Conte traditional e
provengono dall’lp antologico “The Italian Way to Dixieland” (evviva la
fantasia!). Ne è protagonista l’astigiana Lazy River Band Society, di cui Paolo
era anche pianista. A due temi del leggendario cornettista Nick La Rocca, artefice nel 1917 della prima
incisione jazz, segue il celebre Indiana.
Li caratterizzano vitalità e grande senso del collettivo.
Le successive quattro matrici (1962)
si devono al sestetto del clarinettista Gianni
Sanjust, assai prossimo al modello-Benny Goodman. A Conte tocca in tal
senso il ruolo che fu dei grandi Red Norvo e Lionel Hampton, del quale compare Flying Home, firmato con lo stesso
Goodman. Non mancano pezzi da novanta quali Take
the “A” Train e Stardust.
Per le ultime due coppie di brani
si fa un salto in avanti di vent’anni e più, quando Conte già si faceva
rispettare come chansonnier. Al 1982
e ’84, rispettivamente, risalgono infatti i due pezzi con la Dr. Dixie Jazz Band (entro le cui
file, per inciso, si son fatti le ossa, entrambi al clarinetto, Lucio Dalla e
Pupi Avati). Due magari non imperdibili brani dell’85 tratti da “Back to Jazz” di Bruno
Lauzi chiudono una raccolta di preziose reliquie finalmente dissepolte
dall’oblio.
01. Christopher Columbus
02. I Cover the Waterfront
03. More Than You Know
04. Out of Nowhere
05. Original Dixieland One Step
06. Fidgely Feet
07. Indiana
08. Between the Devil and the Deep Blue Sea
09. Take the “A” Train
10. Strardust
11. Flying Home (vers. 1962)
12. Big Butter and Egg Man from West
13. Flying Home (vers. 1984)
14. Our Love Is Here to Stay
15. My Funny Valentine
Paolo Conte:
vibrafono e pianoforte
Nardo Giardina:
tromba
Gianni Sanjust, Henghel Gualdi: clarinetto
Fred Mancini:
pianoforte
Cosimo Occhi:
contrabbasso
Giorgio Conte:
batteria
Bruno Lauzi:
voce