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Liana Marino

Partenze

Una notte a Torino. Non era una delle notti migliori, i conti con la vita non tornavano e faceva freddo e parlavo fitto con i miei compagni di strada, musicisti che scrivono canzoni bellissime e le cantano meglio quando siamo senza pubblico. Da soli a fare i bilanci di questo nostro vivere randagi, io con i miei racconti, loro con note e versi e sempre a dividere passi e palchi e autogrill da una vita che sono dieci vite medie. No, non era una delle notti migliori, che io sono stato al patto e non ho fatto finta che le cose fossero come nei film e nelle canzoni e nei racconti e sono diventato quello che sognavo e forse ho solo sbagliato i sogni ma sono ancora qui. Così dicevo a quegli altri bravi come me a sognarsi addosso.

E siamo finiti in un locale della notte, che in fondo alle serate ci lasciamo i locali migliori, quelli che ci tollerano anche quando siamo noi stessi a non reggerci più. E siamo entrati e c’era un angolo che faceva da piccolo palco e parlo al passato perché quell’isola di felicità sotterranea ce l’hanno chiusa come sempre fanno. Non riescono a toglierci il respiro e allora ci sbarrano le porte. Ma si fa l’abitudine a tutto anche alla maledizione di non potersi permettere le abitudini. Al bancone c’era un sorriso e i nostri bicchieri senza ordinarli. E su una sedia a parlare con qualcuno che non ricordo c’era Liana Marino. La conosciamo bene, è un’amica, una che ha perso un concorso prestigioso perché io, proprio io, ero presidente di giuria e mi sono vergognato di sentirla così brava e allo stesso tempo così amica e ancora non me lo perdono. Insomma lei era lì con la sua chitarra nella custodia e sorrideva. Aveva finito il concerto da un’ora, proprio in quel locale. E noi, ubriachi e dolenti, le abbiamo chiesto di cantarci Partenze, la canzone che ora regala il titolo al suo disco. Nel nome della Grazia e l’eleganza, altra canzone che ci lascia secchi e che ritroverete in questo disco che dovrei recensire in maniera distante e impersonale, ha ripreso la chitarra e ce l’ha suonata. Ci ha salvato la vita in una notte difficile davvero. Non abbiamo nemmeno saputo ringraziare come meritava ma siamo tornati alla notte con un sorriso.

Liana è un film che a rivederlo sorridi sempre e quando la incontri pensi che la fortuna sta girando. A vederla così sembra fragile, sottile come certi vetri soffiati, ma poi scopri che suona la chitarra come una magia sospesa tra le dita e le note e scrive canzoni che sono l’inventario delle emozioni che quasi non ti sai più confessare e canta da lasciarti seduto come uno scemo con la mascella che penzola e la meraviglia che dichiara scacco matto. E pensi che quella fragilità è una trappola mortale, un inganno che seduce. Liana è una delle più significative prove che la canzone d’autore è viva e cresce ancora. Non mi sentirete parlare di canzone al femminile, non sopporto i sottoinsiemi e le ripartizioni per generi e forme. Ora Liana ha fatto il suo primo disco vero e dentro ci sono un mucchio di anni di esperienza e non me la sentirei di chiamarla esordiente, contando i palchi su cui si è esibita.

E questo Partenze è una conferma delle sue capacità e della sua bravura anche se, parere personale, Liana è una creatura che dentro il recinto di un disco non restituisce tutta la forza che dal vivo ci regala. Il disco è bello ma a volte gli arrangiamenti non mi convincono in pieno. Forse la magia di trovarla su un palco non è replicabile in studio, forse sono sempre più vecchio e scorbutico ma qualcosa nel suono resta incompiuto. Deve essere solo un’impressione, mi ripeto, ma canzoni come Freddo o Canzone stanca meritavano un’attenzione diversa, non mi convincono proprio nella costruzione del suono. Il disco è bello ma io dalla mia cantautrice preferita, ecco l’ho detto, mi aspettavo un lavoro che completasse un ciclo, che mettesse un segno sul suo percorso artistico sfruttando compiutamente l’occasione. Eppure il disco c’è, non fraintendetemi, e il lavoro agli arrangiamenti fatto dall’eclettico Paolo Rigotto non deve essere stato facile. Le città che ha attraversato, la passione per certe sonorità mediterranee, le sue origini molisane mai rinunciate sono gli ingredienti per la costruzione di questo disco che parla appunto di Partenze ma anche di arrivi e di ritorni. Amori colti come fotografie nella tensione della loro passione e altri che aspettano il conto salato della vita al tavolo. Un piccolo universo emozionale con la complicità di musicisti di qualità tra cui voglio Stefano Barbati e Marco Di Blasio, due certezze di terra abruzzese che non deludono mai. Cercatela Liana, ne vale la pena.     

                 

 Foto di Tamara Casula

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Paolo Rigotto
  • Anno: 2020
  • Durata: 44:02
  • Etichetta: Isola Tobia Label

Elenco delle tracce

01. Parla con lei
02. Canto ramingo
03. Complici
04. La pioggia di Istambul
05. Fiume
06. Freddo
07. Favola
08. Notte chiara
09. Canzone stanca
10. Partenze
11. La grazia e l’eleganza

Brani migliori

  1. Partenze
  2. La grazie e l’eleganza
  3. Parla con lei

Musicisti

Liana Marino: voce, chitarra acustica, chitarra elettrica, piano elettrico - Paolo Rigotto: voce, piano elettrico, batteria, percussioni, chitarra elettrica, synth, basso elettrico - Stefano Barbati: chitarra acustica, chitarra elettrica - Marco Di Blasio: fisarmonica, glockenspiel - Stefano Risso: contrabbasso - Daniele Marinelli: basso elettrico