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Autostoppisti del magico sentiero

Pasolini e la peste

Ad ogni nuova tornata discografica, il collettivo friulano degli Autostoppisti del Magico Sentiero conferma l’inesauribile caratura intellettuale, incastonata nel loro stile non-stile, sorprendendo puntualmente l’orecchio dei fruitori che ormai hanno la certezza non solo d’impattare qualcosa di non catalogabile ma oltremodo di imparare sempre qualcosa di dotto e mai inflazionato. Non è passato molto tempo dal precedente “Sovrapposizione di antropologia e zootecnia” (uscito nel 2020, sempre per New Model Label), segno evidente che l’urgenza di adunare seguaci dell’antesignana filosofia dell’immenso Pier Paolo Pasolini e di vaticinare come sarebbe decaduto il pensiero culturale in piatta omologazione, fanno sì che i sette pezzi di questo nuovo album,  Pasolini e la peste, siano uno stimolo per ri-abbracciare l’onestà intellettuale del grande scrittore-poeta, come propedeutico per i giorni a venire. Dal folle gesto fatale che gli inflisse Giuseppe 'Pino' Pelosi a Ostia nel 1975, il pensiero pasoliniano non si è mai sopito con profetica attualità ed il combo friulano ha lavorato un triennio per non rischiare ingerenze, affinché ne uscisse un’opera fedele e di pertinente interpretazione, nella quale ogni dettaglio potesse fluire in direzione monolitica.

Dall’introduttiva Carne macinata abbandonata in un parcheggio alla sigillante Blues dell’idroscalo, si odono improvvisazioni a raffica, nugoli di voci, zeppe di citazioni pasoliniane, estraniazioni ad hoc e tutto quanto di anticonformismo ed estrosità ci si possa imbattere, senza obliare la valenza “musicale”. Infatti, oltre all’importante lavoro sui testi, anche la struttura musicale dei brani poggiano efficacemente sugli interventi di tromba e sul colore dipinto dalle chitarre che primeggiano, senza però offuscare un’elettronica più defilata ma intrigante per la fusione tra le parti, complice anche l’azzeccato mèlange sonoro formulato dalle sapienti mani di Patrizio Pica. Notevole, inoltre, l’apporto di fior di musicisti-ospiti come Massimo de Mattia, Bruno Romani, Giorgio Pacorig, Francesco Bearzatti: ognuno tassello imprescindibile per la plasmatura d’insieme. Era logico quindi attendersi dagli Autostoppisti un’altra prova sorprendente  e istruttiva in cacofonica espressione, nella quale difendono e valorizzano l’estetica di Pasolini al cospetto dei denigratori e condannano la vacuità intellettiva. Non resta che difenderci dalla “Peste” del titolo, che infetta e diffonde fitte crepe nell’omologazione culturale globale, intrisa di edonismo e narcisismo di rete fallimentare. A voi la scelta di ripercorrere o meno il Magico Sentiero dell’autonomia. Se non altro di pensiero.

Foto di Luca A. d'Agostino

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In dettaglio

  • Anno: 2021
  • Durata: 25:45
  • Etichetta: NewModelLabel

Elenco delle tracce

01. Carne macinata abbandonata in un parcheggio
02. Pasolini e la peste
03. Mossave attack
04. La sospensione del tragico
05. Academiuta post perestroika
06. Radice quadrata di Pier Paolo
07. Blues dell’idroscalo

Brani migliori

  1. Blues dell’idroscalo
  2. Carne macinata abbandonata in un parcheggio

Musicisti

Federico Sbaiz - Martin O’Loughlin - Marco Tomasin - Franco Polentarutti - Fabrizio Citossi