Stefano Battaglia & Michele Rabbia
Terzo capitolo di un fertilissimo dialogo a quattro mani, questo Pastorale conferma tutta la bontà di un binomio che si era capito subito, dal primo “Stravagario” pubblicato da Via Veneto nel 2001 (così come il secondo, nel 2003), fosse destinato a dar frutti molto saporiti. La conferma sta, oltre che nella qualità, nell’indole stessa del progetto, quel mantenersi costantemente in bilico fra improvvisazione di marca jazzistica e un concettualismo più squisitamente contemporaneo-colto, il tutto perseguito mediante una musica dai toni scuri, a tratti quasi disadorni, sempre concentratissima, per nulla consolatoria (ma non per questo ostica), coerente fino alle estreme conseguenze. Il più pensoso (ma non per questo scevro da abbandoni lirici) Battaglia vi si sposa ottimamente con l’estro mai fine a se stesso di Rabbia, tanto imprevedibile, spesso, quanto lucido.
Il percussionista si dedica per l’occasione massicciamente anche all’elettronica (così come Battaglia al piano preparato, ma questa non è una novità), offrendo un binario in più – a volte alternato, altrove sovrapposto – all’interloquire col suo dirimpettaio. Paradigmatico di questo stato di cose è già l’iniziale Antifona libera, dalla raffinata (e un po’ rarefatta) suggestione. Abissale, quasi spettrale, l’epilogo per piano solo. Lievemente statici risultano i due brani che seguono, in un clima che si precisa ulteriormente – aereo, vaporoso – nel breve Oracle, innervato però da fremiti più palpabili, ad allargare lo spettro espressivo del dialogare. Magistrale, a seguire, Cantar del alma, quieto e cogitabondo, sospeso e carico di pathos. Dopo il nebuloso, quasi oltretombale, Spirits of Myths, ecco Pastorale (titolo quanto mai emblematico per l’intero album), dal prologo tanto pacato da apparire quasi elusivo. Come spesso accade, il brano lievita poi senza fretta (elemento che non tocca certo i Nostri, almeno in questo contesto), abbracciando anche il successivo Sundance in Balkh, ovattato (quasi ipnotico) e bellissimo. Tanztheater, che segue, è fra tutti l’episodio più ampio e composito, dal pianismo martellato dell’avvio, all’insinuarsi di una trama elettronica che si fa strada via via, sino a un finale quasi giocoso (con Rabbia che recupera le percussioni). Il breve Vessel of Magic, concentrato e a tratti nervoso, suggella un album assolutamente esemplare.
01.
Antifona libera
02. Metaphysical Consolations
03. Monasterium
04. Oracle
05. Kursk
Requiem
06. Cantar del alma
07. Spirits of Myths
08. Pastorale
09. Sundance in Balkh
10.Tanztheater
11.Vessel of Magic
Stefano Battaglia: pianoforte Michele Rabbia: percussioni, elettronica