Ratafiamm
Si chiamano Ratafiamm e chi li avrà tra le mani dovrà davvero prendersi una
lunga Pausa, perché l’ascolto di
questo ep richiede tempo per assaporare sia i testi che le musiche. Sono
quattro piccole magie i brani di questo dischetto, che anche se vengono citati
sul retro del cd in un diverso ordine di scaletta da quello che poi si
ascolterà risultano pieni di passione e pienamente maturi, cosa non da poco per
un gruppo all’esordio. Suonano dal 1996 i sei livornesi, ma hanno esordito con
un lavoro autoprodotto nel 2005 che già faceva ben sperare, e poi lentamente,
con il passo obliquo non di un gorilla ma di una tartaruga, hanno vinto un ambitissimo
premio come il Ciampi, e l’anno seguente il premio speciale Siae, candidandosi sempre
quell’anno tra i migliori per il premio De Andrè.
Giorgio Gaber cantava che la sua
generazione aveva perso, presagendo un futuro non troppo migliore per i figli
di quella stirpe, invece ascoltando i Ratafiamm sembra proprio che
fortunatamente ci siano ancora ragazzi in grado di evolvere e creare un proprio
pensiero. “Pausa” sembra così uno spiraglio di ottimismo per il futuro del pop
d’autore italiano, una linea guida da seguire. Quattro tracce non bastano però
a soddisfare la curiosità per questo gruppo, anche se tra di esse c’è la
bellissima Cavalli di Cortez, sorta
di versione musicale del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo in cui il popolo avanza
insieme lasciandosi un tramonto alle spalle. Urge dunque un nuovo disco sulla
lunga distanza perché qui il messaggio dei “vecchi”, degli avi, più volte
citati nei testi è stato pienamente recepito e va messo in pratica: l’eredità
culturale forma una delle basi più solide dei temi dei Ratafiamm ed Enrico
Cibelli (voce e autore dei brani) ha raccolto la tradizione cantautorale di De
Andrè, di Modugno e anche del primo Vecchioni con l’intento di rinnovare la
musica d’autore italiana, sviscerando i problemi pressanti (antichi e moderni)
del vivere quotidiano. La sua voce è espressiva e carica di pathos; gli
arrangiamenti, talvolta acustici talvolta elettronici ma sempre volti ad
esaltare il profondo significato dei testi. Nel complesso, decisamente
convincenti.
01. Pausa
02. Il passo Obliquo
03. Cavalli di Cortez
04. Disse un idiota
Enrico Cibelli: voce
Andrea De Nittis:
chitarre
Luca Raspatelli:
basso
Marco Ferullo: sintetizzatori
e programming
Marcello Pasqualini:
batteria
Valentino Corvino:
violino