Questo primo disco di Simone Presciutti (gli auguro di cuore che non sia anche l’ultimo, come purtroppo spesso accade a causa della sempre più grave crisi del mondo discografico, perché la stoffa c’è, eccome) è composto di ben 19 brani che in un’ottica meramente commerciale sarebbe comunque un ottimo affare nel rapporto quantità/prezzo, ma ciò che più sorprende è comunque il fatto che anche con un prodotto così ampio non si avvertono sbandamenti, cadute di stile, né sensazioni di ripetitività e ciò già non è poco.

L’impressione che se ne ricava è invece quella che Simone Presciutti abbia voluto fare il punto della situazione della sua esistenza musicale assetata di Lucio Battisti ma anche di Fabrizio De Andrè, ci sono, infatti, influenze molto differenti tra brano e brano, ci sono episodi di martellante rock come il brano d’apertura Bivi, c’è spazio per il bel country-blues della title-track, c’è un’evocativa, sofferta e totalmente acustica Marzo ‘00, c’è un valzerino d’altri tempi dal sapore d’altri tempi come Buffi e complimenti, c’è il blues che sa di polvere e terra arsa di Aprile ’01, c’è la delicatezza dell’amore accompagnato da un pianoforte suonato in punto di dita come Teamo, ci sono Qui tutto bene e Nero fumo che suonano come pezzi dei mitici anni ’70, c’è & ora vivo un poetico brano al solo pianoforte che dura quasi lo spazio di un attimo lasciandosi dietro, però una lunga scia a testimonianza della propria presenza, c’è CLP curiosa canzone d’amore sin dal titolo che è acronimo di “colori livido pastello"!

C’è davvero un po’ di tutto in questo percorso musicale, che, però non perde mai la bussola e sa indirizzare bene il giovane Simone Presciutti che forse non ha ancora ben deciso quale sarà la sua strada definitiva, però sicuramente ha mezzi e strumenti per percorrerla senza smarrirsi, qualunque essa sarà. 

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