Alessia Arena, Chiara Riondino
È cosa poco comune trovare un album in cui si infonde tanto impegno nella costruzione architettonica di un disegno generale.
Quasi opera d’altri tempi risulta Piero è passato di qui, di Alessia Arena e Chiara Riondino, due donne che hanno scelto di raccontare un uomo, ma un Uomo con la U maiuscola di Umanità quale era Piero Ciampi, figura schiva nel panorama della produzione cantautoriale degli anni ’60 e ’70. Il suo pacato isolamento artistico da bohémien viene totalmente recuperato in questo disco, che presenta una naturalezza orfica nella scoperta di canzoni e spezzoni radiofonici, ricuciti ad hoc per creare una storia, coerente, divertente, comunicativa, originale (come sottolinea Enrico De Angelis nella presentazione del libretto), ma soprattutto variegata: insomma finalmente un album che non annoia pur essendo d’autore.
Saranno anche gli arrangiamenti ben curati: il lavoro prettamente musicale dona nuova linfa a pezzi come Il giocatore; addirittura degli assolo in Alè alè (cominciavo a pensare di essermi perso la promulgazione di una legge che vietasse di inserire degli assolo nelle canzoni); e poi tanto altro...ma non altro a caso: se prendiamo un brano come Più di così no, scopriamo un mondo di raffinatezza unico, a partire dal giro di basso che sembra uscito direttamente dal bassista di Bob Marley, per finire con gli interventi di altri strumenti pronti a creare una struttura complessa che si regge in piedi grazie alla liaison che compie la voce.
Proprio le due voci delle cantanti, così diverse tra loro, rendono il racconto sempre nuovo, fresco ad ogni nuovo pezzo. E sono due voci esteticamente diverse: una più profonda e oserei dire avvinazzata, mentre un’altra più squillante e frizzante. Costituiscono le due anime dell’artista, quella da clochard bukowskiano autodistruttivo, e quella volenterosa di compiere qualcosa.
Si contrappongano per esempio i due atteggiamenti de Il vino e di Alè alè: mentre nella prima ci si abbandona totalmente alla perdizione infima di chi ha perso tutte le speranze di una vita normale, nella seconda la voce più frizzante cerca di trascinare la disperata verso una vita attiva, produttiva, produttiva artisticamente naturalmente, non per un negotium, ma per un otium che deve lasciare un segno nella storia. Non è solo Piero Ciampi qui, è Orazio stesso redivivo nel corpo di Dino Campana, che scopre un mondo in cui l’amore è perdizione dell’anima, e quindi si preferisce la perdizione terrena. È infatti prediletto tutto l’aspetto maudit del cantautore livornese, che non per niente deteneva un’anima alla Modigliani: per cui alcool, gioco d’azzardo, prodigalità e chi ha più peccati ne metta, vengono descritti in un mondo indifferente verso i maledetti (Il marciapiede cedeva – Il vino), in cui qualcuno ci crede migliori mentre siamo dei meschini (Conphiteor), in cui nessuno conosce come si scrive in alfabeto morse generosità, ma tutti sanno ticchettare tre linee, tre punti e tre linee (Ho le tasche sfondate).
Il fatto che tutto questo mondo sia inserito in una musica per niente scontata, rende Piero è passato di qui uno dei migliori album da interprete dell’anno.
Foto di Andrea Dani, in occasione dell'assegnazione del Premio Ciampi Speciale 2022
https://www.produzionidalbasso.com/project/piero-e-passato-di-qui/
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01. Niente risolto – A mille anni
02. Il vino
03. Conphiteor
04. Alé alé
05. Ho le tasche sfondate
06. Il giocatore è un mostro – Il giocatore
07. La grotta dell’amore
08. Albergo
09. Io ho una spiegazione – Fino all’ultimo minuto
10. E va bene
11. Più di così no
12. Il marciapiede cedeva – Il vino
13. Di te
14. Un’estate così fredda