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Giovanni Truppi

Poesia e civiltà

Lo ha sempre fatto, è la sua cifra stilistica come dicono quelli bravi a scrivere, di destrutturare la musicalità del verso, scritto e poi cantato; senza il timore di dover forzatamente rientrare dentro ai confini del “come” si scrive una canzone. Giovanni Truppi le scrive così, e le scrive bene. Libere, come non ci fosse uno schema narrativo (ma poi c'è), come se nell'ascolto tu non sapessi mai dove ti sta portando (ti arriva la sensazione, non sai ma senti), come se gli servisse scrivere così per perdercisi dentro alle parole, per recuperarne il senso intimo e comune. Così anche in questo Poesia e civiltà, come nei precedenti lavori, non è affatto il linguaggio (questa a volte ostica lingua italiana) a piegarsi alla melodia, a doversi adattare, a potarsi dei rami migliori per far sì che il verso sia disteso e perfetto lì su quella altrettanto perfetta frase musicale; no, sono le note qui ad ampliarsi o rincorrersi, in un continuo dilatarsi o restringersi del tempo, per far spazio a quella sillaba finale che sembra proprio non voler entrare. La melodia sorregge quindi il discorso, lo accompagna senza limitarlo, anzi fa in modo di creargli il terreno per essere, e farsi racconto.

Il suo modo, unico, di comporre si fonda su una ricorrente struttura letteraria, la contrapposizione, da un verso a quello successivo, tra un'immagine-uno schizzo che possiamo definire poetico ed una quotidiana, a volte dissacrante, facilmente riconoscibile come comune. Questa ripetuta modalità di impostazione dei versi, invece di annacquare tutta l'intensità del primo nel secondo, come verrebbe naturale pensare, la innalza all'ennesima potenza e il continuum di sensazioni contrastanti che accompagnano ogni suo brano lo sanno fare lungo un'onda accogliente, morbida e senza strappi. 

Il primo brano uscito, L'unica oltre l'amore, è un manifesto intimo, veritiero, cosciente, e romantico aggiungo, di una generazione. Una generazione che non si identifica in una data di nascita ma in una determinata visione politica e civile della Società; quella convinta che sia l'empatia il solo modo di stare al mondo, di essere con gli altri, di intessere i nodi delle relazioni umane. Quella generazione che a volte sembra abbia perso la voce, e poi la ritrova qui e là, in Mimmo Lucano che torna a casa, in un ragazzino che non ci sta alla svendita della coscienza e sfida il Male o, più raramente, in una canzone. Borghesia, provocatoria, ironica e profonda analisi di ciò che ci ha portato fino a qui, Conoscersi in una situazione di difficoltà, quadro di un sentimento al suo principio dove il passo più difficile è abbandonare le proprie rispettive solitudini come si fosse sull'orlo di un precipizio e Mia con quel finale alla Conversazione con una triste signora blu di Roberto Vecchioni (1995, Il cielo capovolto), in cui il cantautore/l'artista diventa un mago che plasma la realtà, reinventandola, ricreandone una parallela (ugualmente vera), sono gli altri tre capisaldi del disco. 

Felice di smentirti ancora triste signora blu/ non è la vita ad ispirare le canzoni, come credi tu…son le canzoni che costringono la vita/ ad essere com’è e come non è...” (R.V.)

Lo sai? Ci son persone posti ed emozioni che voglio sempre con me/ e allora li metto dentro alle canzoni/ io sono un mago, questa è la mia magia e vuoi o non vuoi sei mia"  (G.T.)

E la parola "mago" usata da Truppi porta subito alla mente un altro brano di Vecchioni, che si muove dentro alla stessa tematica, Il mago della pioggia (1993, Blumùn):

"Mi basta solo un gesto, sai?/ Non credi?Guarda e lo vedrai/ io so cambiare la realtà/ e vivere sarà farti sorridere con me/ io sono il mago della pioggia/ niente è impossibile per me".

Poesia e civiltà è canzone d'autore, è quel realismo poetico che spinge l'ascolto un po' più in là del consueto, che richiede la partecipazione attiva, che chiede all'ascoltatore di affidarsi e fidarsi, e lo spinge ad un passo ulteriore verso qualcosa che spesso non ricorda di conoscere, non ricorda di aver già sentito, su una strada affatto lineare. Quello a cui ci chiama l'album è di lasciarci portare dalla voce di Truppi come in una lunga immaginazione guidata, una di quelle esperienze che si fanno in psicoterapia per aiutare il paziente ad attraversare le proprie paure o per recuperare parti di se stesso, abbandonate in luoghi lontani e dimenticati. Senza la certezza che ci siano delle risposte alla fine del viaggio, però quanto è bello sapere che abbiamo le stesse domande. 

 

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Marco Buccelli e Giovanni Truppi
  • Anno: 2019
  • Etichetta: Universal

Elenco delle tracce

01. Borghesia
02. Quando ridi
03. Conoscersi in una situazione di difficoltà
04. I miei primi sei mesi da rockstar
05. L'unica oltre l'amore
06. Mia
07. Adamo
08. Due segreti
09. Le elezioni politiche del 2018
10. Ragazzi
11. Ancient Society

Brani migliori

  1. L'unica oltre l'amore
  2. Conoscersi in una situazione di difficoltà
  3. Borghesia

Musicisti

Archi orchestrati ed eseguiti da Rob Moose -  Marco Buccelli: batteria, percussioni, synth, programmazioni - Nicoletta Nardi: cori - Giovanni Pallotti: basso, synth, programmazioni - Giovanni Truppi: chitarre, piano, synth, voce