Enzo Decaro
Un omaggio tenero ma non elegiaco
quello che Enzo Decaro offre al
compagno di viaggio Massimo Troisi portandone alla luce un aspetto meno
noto al pubblico: la sua passione per i versi e per lo scrivere canzoni. A
distanza di trent’anni, Decaro recupera testi e melodie abbozzate da lui stesso
insieme a Troisi, dà loro una forma più compiuta e li incide, con l’aiuto di
alcuni tra i musicisti più quotati in Italia.
In questi
versi riemersi dal passato ritroviamo un mondo poetico che ci ricorda quel
postino di Neruda che trasfigurava la propria realtà quotidiana, scoprendo la
profondità dei piccoli gesti e delle piccole cose.
Da subito
ci colpisce un riferimento al “cuore”, che evidentemente non è solo metafora
dei sentimenti, ma causa di sofferenza (e della scomparsa di Troisi): «Al mio
cuore malandato / Almeno a lui ho messo le ali […] / Soffoco d’affetto / e vivo
di nascosto» (Al mio cuore). E che il cuore di cui si parla non sia solo
una metafora ce lo dimostra la cartolina inserita nella confezione del cd, che invita
a fare donazioni alla A.I.C.I. onlus (Bambini Cardiopatici nel mondo).
Si tratta di composizioni che
alternano italiano e dialetto napoletano, di ispirazione varia. Da citare una
tenera dedica a sua madre (Rimpianto), l’immancabile vena surreale (Pensiero
vestito), e in generale uno sguardo sul mondo e sulla società italiana con
tinte delicate ma non per questo meno perentorie: Il principe, Quanta
brava gente, la tagliente Gesù Crist (che lamenta come il messaggio
di Gesù sia stato tradito dalla Chiesa e dagli uomini in generale) o la
disincantata Pulicinè, che invita Napoli a riscuotersi dall’assopimento
in cui è caduta: «Che t’hanno dato pe te fa durmì? ‘o mandulino e poi Maria
Marì».
C’è anche il posto per
riflessioni metapoetiche: «La presunzione di avere tante cose da dire… /
L’ambizione di avere una storia da raccontare…» e per l’ironia (La frontiera
dalla vita).
Massimo Troisi non era un poeta,
e una certa retorica che qua e là fa capolino tra i versi ce lo ricorda; Enzo
Decaro non è un musicista e neppure un cantante, come dimostra il suo canto
intonato ma non indimenticabile. Eppure il risultato è un amalgama riuscito che
tocca le corde del sentimento e della commozione, e che aggiunge un tassello
poco noto alla composizione di una personalità, quella di Massimo Troisi, che
ci appare composita e stratificata, come quella dei grandi artisti.
Chiude il disco Stanotte,
traduzione in napoletano di una classica “parabola moderna” sull’affidamento a
Dio, resa più suggestiva dalla voce dello stesso Troisi in sottofondo. Perfetto
finale che suggerisce come il talento e l’anima del grande attore riposino da
qualche parte nel cielo, ma non sono scomparsi.
01. Grazie
02. Al mio cuore
03. Pullicene'
04. Quanta brava gente
05. La frontiera della vita
06. Pensiero vestito
07. Rimpianto (a mia madre)
08. Angiulillo
09. Il Principe
10. Gesù Crìst
11. Senza umiltà
12. Stanotte
Enzo Decaro: Voce
e tastiere
Ezio Bosso:
Contrabbasso
Corrado Calignano:
Basso
Lino Cannavacciuolo:
Violino
Riccardo Cimino:
Chitarre e Tastiere
Cecilia Chailly:
Arpa
Marcello Colasurdo:
Voce e Tammorra
Paolo Fresu:
Tromba
Ivano Leva: Piano
Rita Marcotulli:
Pianoforte
Moustapha Mbengue e i
Tamburi di Gorèe: Voce e percussioni
Diego Moreno:
Chitarre
Gianni Oddi: Sax
Biagio Pisani:
Batteria
Gianluca Salerno:
Percussioni
Javier Salnisky:
Bandoneon
Raul
"Cuervo" Scebba: Percussioni
James Senese: Sax Tenore
Daniele Sepe: Thin Whistle
Alexandra Stefanato:
Violino
Fabio Treves:
Armonica
Solis String Quartet:
Archi e Chitarra acustica