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David Ragghianti

Portland

Ma il pop ed il folk riusciranno a convivere? E magari nello stesso album? Molto probabilmente David Ragghianti, cantautore toscano al suo debutto con Portland non si è posto direttamente questo quesito mentre realizzava, assolutamente “home made”, le nove tracce del suo primo lavoro; il dubbio potrebbe essergli venuto dopo nel momento in cui Giuliano Dottori ha preso “in carico” questi brani e li ha sviluppati, dando loro una veste meno scarna e più elaborata. Il risultato finale è decisamente molto meno folk (quasi per nulla), ma in realtà coniuga il pop ad un rock a tratti minimale (una volta si sarebbe detto indie, quando il termine aveva ancora un significato ed una collocazione definita), con ritmiche a tratti “staccate” e non lineari che gli conferiscono una dinamica movimentata e vivace.

Al bel lavoro sui testi si aggiungono gli arrangiamenti, mediamente di ottimo livello ma in alcuni passaggi davvero intriganti e quello che appare altrettanto interessante è il tentativo di non rendere troppo quadrati i pezzi, creando continue sequenze di “pieni” e “vuoti” che ne spezzano la linearità.

 

Volendo trovare dei referenti “artistici” assimilabili a questo lavoro si potrebbe citare, fra gli altri, la scuola romana, non quella storica del Folkstudio ma quella di ultima generazione, Fabi, Gazzè e Silvestri per capirsi, che coniuga una terminologia ed una sintassi certamente colte ad elaborazioni e sviluppi musicali spesso semplici e dalla presa immediata, ma accattivanti quanto basta per restare comunque nella memoria. Al di là di qualsiasi paragone o riferimento artistico però, il lavoro di Ragghianti è comunque un bel viaggio lungo le proprie sensazioni, elevate quasi a veri e propri luoghi fisici, con momenti introspettivi ed improvvise e movimentate aperture sonore caratterizzate da un sapiente bilanciamento strumentale; in questo modo l’artista non solo, in parte, si mette a nudo, ma si specchia quasi nelle proprie sensazioni e le rielabora per riproporle a chi ascolta, in un continuo gioco di rimandi che arricchisce entrambi i soggetti.

Portland è comunque un’ottima base da cui partire, d’ora in poi, verso una ulteriore elaborazione musicale e Ragghianti ha certamente i mezzi per poter scegliere, nel tempo, una direzione artistica ancora più definita e personale.

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: David Ragghianti, Giuliano Dottori, Matteo Cantaluppi
  • Anno: 2015
  • Durata: 32:48
  • Etichetta: Caipira Records/Musica Distesa

Elenco delle tracce

01. I prati che cercavo
02. Amsterdam
03. Dove conduci
04. Occhi asciutti
05. Tema del filo
06. Se non ti ammali mai
07. Pause estive
08. 300 anni
09. Raffiche di fuga

Brani migliori

  1. Amsterdam
  2. Dove conduci
  3. Se non ti ammali mai

Musicisti

David Ragghianti: chitarra acustica, voce  -  Giuliano Dottori: chitarre, pianoforte, cori, mandolino, percussioni, batteria  -  Mattia Pittella: batteria -  Nico Turner: batteria  -  Mauro Sansone: percussioni  -  Neith Pincelli: cori