Gianluigi Trovesi all’Opera
Registrato nel settembre 2006,
questo splendido disco riassume un progetto che vive da più di tre anni. L’idea
non è inedita ma la sua esemplificazione sì: unire il forte background operistico
che permea la musica italiana (tutta) con certo modus operandi proprio del jazz
(l’improvvisazione, ma non solo) veramente dal di dentro. Ne è artefice,
accanto a quella Filarmonica Mousiké
che chiamare banda è quanto meno riduttivo e a un paio di “fedelissimi”, quel Gianluigi Trovesi che, fra i jazzmen di
casa nostra (termine anche qui restrittivo) è colui che più cospicuamente ama
tenere il piede in più scarpe, stilisticamente parlando. Il lessico
sinfonico-operistico gli appartiene quanto quello, appunto, bandistico, senza
disdegnare la balera, praticata assieme a tutti gli altri in gioventù. E Trovesi
è stato così avveduto da non rinnegare nessuna di queste esperienze, facendone
anzi tesoro. Proprio questo album ne
è forse il frutto più diretto.
Vi trovano posto infatti arie
d’opera (Monteverdi e Pergolesi, Verdi e Rossini, Puccini e Mascagni) rilette,
rielaborate o usate come semplice spunto per pagine autenticamente nuove. Le
penne, qui, al di là di Trovesi, sono anche altre, in primis quella di Marco
Remondini, che oltre a firmare una chicca come Violetta e le altre, è protagonista di interventi sempre inventivi,
specie in “Largo al factotum”, in cui
icone dal Barbiere di Siviglia subiscono un trattamento (per violoncello
distorto) che rimanda ad analoga operazione di Mike Westbrook (“Rossini”,
1987), ma ancor più a quanto Hendrix fece a Woodstock con l’inno americano.
Geniale e gustosissimo.
Fra le innumerevoli altre cose che ci sarebbero da dire di questa ora
abbondante di musica senza sosta né cali di tensione, divisa in sei sezioni più
un prologo e un epilogo (peraltro ampio: quasi nove minuti, dove il resto va da
0’32” a 5’03”), va almeno sottolineato il perfetto equilibrio, sapiente quanto
arguto, tra i vari idiomi in campo, l’interazione priva di frizioni di sorta fra
scrittura e improvvisazione, ambiti in cui la creatività di Trovesi, pur molto sorvegliata,
trova modo di espandere tutto il suo peso. Un disco, lo si sarà capito, da non
lasciarsi assolutamente scappare.
IL PROLOGO
01. Alba
IL MITO
02. Toccata
03. Musa
04. Euridice
05. Ninfe avernali
06. Ritornello
07. Frammenti orfici
IL BALLO
08. Intrecciar Ciaccone
IL GIOCO DELLE SEDUZIONI
09. “Pur ti miro”
10. “Stizzoso, mio stizzoso”
11. Vespone
L’INNAMORAMENTO
12. Profumo di Violetta part I
13. “Ah, fors’è lui che l’anima”
14. Profumo di Violetta part II
15. Violetta e le altre
IL SALTELLAR GIOIOSO
16. “È Piquillo, un bel gagliardo”
17. Salterellando
18. Antico saltarello
19. Salterello amoroso
20. “Largo al factotum”
LA GELOSIA
21. Aspettando compar Alfio
22. “Il cavallo scalpita”
L’EPILOGO
23. Così, Tosca
Gianluigi Trovesi:
clarinetti, sax alto
Marco Remondini:
violoncello, elettronica
Stefano Bertoli:
batteria, percussioni
Filarmonica Mousiké
diretta da Savino Acquaviva