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Massimo Germini

Qualcosa di familiare

Massimo Germini è il classico musicista (ma anche persona) da “dietro le quinte”. Mai appariscente, allegro ma riservato, da anni ha messo a disposizione il suo talento chitarristico per molti artisti della musica italiana, in particolare, come noto, a favore di Roberto Vecchioni con il quale ha formato un duo inscindibile. Ma ogni tanto i musicisti “accompagnatori” decidono di agire in proprio (Germini lo ha fatto in precedenza con due album strumentai quali Fuoco (1997) e Corde e martelli (2010 – rimasterizzato nel 2017) ed ora è arrivato nuovamente “quel” momento e dal desiderio di cimentarsi in proprio è nato l’album Qualcosa di familiare (il brano omonimo è cantato insieme all’amico Roberto Vecchioni) che contiene undici tracce. Un lavoro di qualità, di cesello verrebbe da dire, che conferma la perizia strumentale e l’attenzione interpretativa del musicista lombardo. Un lavoro anche coraggioso visti i tempi non certo favorevoli alla discografia che si ritrova a “combattere” con una modalità di ascolto, da parte del pubblico, spesso frettolosa e superficiale. Modalità che, certamente, non favorisce i ricercatori del giusto suono e della ricchezza artistica. A distanza di oltre dieci anni, quindi, Massimo Germini ci riprova e propone un lavoro suonato con la solita perizia, con liriche mai banali ma adeguate alle sonorità proposte, frutto della collaborazione con Michele Caccamo. Andiamo, allora, a cercare di descrivere questi brani suddivisi in cinque strumentali e sei cantati.   

(Foto di Orazio Truglio)

Odòs
Sono il suono dell’arghul (antico strumento ad ancia) e del liuto cantabile, ad aprire brano ed album, quasi fosse una sorta di richiamo alla musica popolare antica, con atmosfere di origine greca. Una sorta di overture strumentale per iniziare a porre i paletti della ricerca sonora presente nell’album.

Qualcosa di familiare
La chitarra classica apre il brano con delicatezza preparando la strada alla voce di Germini per una canzone dall’incedere morbido e delicato, intriso di una vena malinconica d’amore perduto ed il suono dell’oboe rafforza l’atmosfera autunnale. Alla voce di Germini, si affianca quella carismatica di Roberto Vecchioni per un gradevole ed efficace cameo. Le strofe si srotolano, parola dopo parola, quasi fossero passi da percorrere in una sorta di cammino alla ricerca del senso profondo dell’amore.   

Per Marino
Anche in questo brano il suono della chitarra classica è l’incipit di un racconto sonoro dedicato ad una persona di cui non abbiamo notizie ma, tra arpeggi e scale, attraversiamo immagini che possono aiutarci a rendere visibile il viso della persona che dà il titolo al brano. Brano che si rappresenta come una sorta di melodico viatico per attraversare un luogo o un tempo aperto e infinito dove, pur mancando punti di riferimento, vi si scopre la presenza della gioia dell’ascolto e della metafora che invita al viaggio.

Vuol dire
Suono di chitarre, di charango (uno strumento a corda andino) e percussioni e poi la voce di Germini, melodica e gradevole, per un testo che richiama ad un amore ormai lontano ma non dimenticato, pur nella sua dichiarata conflittualità. Bella la melodia che sostiene il brano, sobria ma non flebile, e contribuisce a costruire un racconto che si sviluppa con appropriato metodo e poesia. Il suono della chitarra e delle percussioni si avvolge intorno alle parole con delicato sapore di levità.     

Solo ad Agosto
L’indissolubile legame con la chitarra classica è qui espresso in un incipit di sapore quasi spagnoleggiante che apre accordi che paiono discendere dai classici esercizi di studio. Suoni morbidi che raccontano e si raccontano nello scorrere delle note che manifestano così, in semplicità, la loro solare bellezza.   

Tu lo sai
Chitarra, percussioni e clarinetto (ma, anche, ancora il charango) a costruire un tessuto sonoro per il testo di una canzone che racconta di un amore difficile e doloroso con sovrapposizioni di immagini che si lasciano osservare nello scorrere del brano. Il canto di Germini è accorato ma mai fuori dalle righe; preciso e ben inquadrato nello schema della canzone mentre arpeggi di chitarra e passaggi di clarinetto (suonato da Carmelo Colajanni) restituiscono i suoni con i colori della nostalgia. 

Il brusio delle parole
Chitarra classica a smuovere le note e a dare la carica all’immaginazione che, nel rilassamento delle note suonate, si sposta alla ricerca di mondi lontani e di tempi depositati nel passato. Un brano che ha sapori di differenti luoghi e che appare come un mix di esperienze tra le più disparate. Anche in questo caso potremmo dire che si tratta di una sorta di esercizio melodico eseguito con garbo e perizia tecnica. Come Germini ci ha abituato da tempo immemore, ormai. Da segnalare il suono evocativo del bansuri (un flauto di origine indiane) suonato da Carmelo Colajanni.  

Sai come sono le estati
Chitarra e voce, liriche che parlano d’amore e di infelicità e che si raccolgono intorno alla musica che si mostra in un incedere “scuro” alla ricerca di una soluzione per il proprio inquieto stato d’animo. Un brano in controtendenza rispetto al climax complessivo dell’album. Inatteso, ma assolutamente adeguato nel fine di rendere l’album quanto più variegato possibile. Anche in questo brano vi è la presenza di uno strumento antico e popolare come il duduk (strumento ad ancia di origine orientale) suonato dal bravo Colajanni.  

Ulisse racconta
Chitarra e clarinetto iniziano a colorare la tavolozza del brano che contiene un mix di umori sonori di forte tensione e leggerezza al contempo. Pare di vederlo, Ulisse, su un promontorio alla ricerca della sagoma di Itaca che si staglia all’orizzonte in attesa dell’agognato ritorno. Si tratta di un brano strumentale di forte impatto evocativo a cui la presenza di un inserto di testo in greco, forse, non avrebbe sfigurato.   

Amore è forse
L’incedere musicale è mosso, con le chitarre in evidenza e la voce di Germini a raccontare un'altra canzone d’amore, ricca di sfumature e con richiami di natura sudamericana, lievi e sognanti. Gli arpeggi della chitarra ed il suono del clarinetto danno il giusto passo alla canzone che non si risolve nel testo ma sfuma, con grande delicatezza e fascino.

Dopo un abbandono
Dondolio della chitarra, sensazione di straniamento con la tastiera suonata da Lele Battista che ben si amalgama nel climax del brano, con liriche che all’inizio si propongono alla maniera degli chansonniers alla francese mentre, poi, si inerpicano verso tonalità e tensioni pur mantenendo la chitarra la sua tonalità “dondolante”, forte e potente, decisa e sostenuta, senza perdere il suo ritmo che ha un incedere quasi marziale.
Un azzeccato brano finale a chiudere questo libro di un viaggio probabilmente agognato e preparato da molto tempo dal suo autore.   

Qualcosa di familiare è un album suonato in maniera quasi minimalista, con pochi strumenti (ma molto “centrati” per lo scopo) senza che se ne avverta la mancanza di qualcuno in particolare perché ogni brano si sostiene così come presentato e probabilmente “un di più” ne avrebbe “sfigurato” quanto immaginato dal suo autore. La mano musicale di Germini è efficace a tenere tutto nella giusta misura, senza sbavature e senza ridondanze conducendo, dall’inizio alla fine, il lavoro sulle rotaie di un progetto di qualità e, magari, al di là dei tempi musicali che stiamo vivendo, spesso eccessivi per mancanza di buone idee. E’ però noto l’humus artistico di Germini e non ci si poteva aspettare altro che un lavoro “pulito”, musicalmente variegato nelle melodie e giocato sul suono delle sue chitarre. Dieci anni di attesa non sono pochi ma, alla fine, ne è valsa la pena. Da ascoltare con attenzione e senza fretta.

(Foto di Roger Berthod)

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Lele Battista
  • Anno: 2021
  • Durata: 31:12
  • Etichetta: Azzurra Music

Elenco delle tracce

01.  Odòs
02.  Qualcosa di familiare
03.  Per Marino
04.  Vuol dire
05.  Solo ad Agosto
06.  Tu lo sai
07.  Il brusio delle parole
08.  Sai come sono le estati
09.  Ulisse racconta
10.  Amore è forse
11.  Dopo un abbandono

Brani migliori

  1. Qualcosa di familiare
  2. Sai come sono le estati
  3. Ulisse racconta

Musicisti

Massimo Germini: voce, chitarra classica, liuto cantabile, charango, basso – Michele Caccamo: testi
Ospiti:
Roberto Vecchioni
: voce in “Qualcosa di familiare” - Carmelo Colajanni: arghul, clarinetto, bansuri, duduk - Emiliano Cava: percussioni - Lele Battista: tastiere - Roberto Gualdi: percussioni