Facciascura
Una lente. Posta a focalizzare, su pareti neutre e vuote (come quelle della copertina), oscillazioni del buio, lampi di luce, movimenti di ombre: questo sembra la musica dei veronesi Facciascura.
A catturare l’intensità di chiaroscuri o controluce, complice anche la maestria sontuosa nell’esplorazione dell’oscurità di gianCarlo Onorato (ex Underground Life), ascoltiamo distorsioni magnetiche, ukulele onirici e struggenti (pensiamo a Spettri, di grande potenza evocativa), bassi amari e cocenti, in un alternative rock che rielabora la nobile lezione, notoriamente seminale, dell’underground italiano anni ’90, che si muoveva tra hard-rock, psichedelia e quello che poi sarebbe stato l’indie. Oppure occhieggia nello specifico, soprattutto in ballate oscure e aspre, al grunge e post-grunge e ai suoi acri umori viscerali (si segnalano ad esempio le strofe accorate e duali per chitarra acustica ed elettrica di Quadrante zero).
La band, attiva d’altronde proprio dalla fine di quel decennio, pare guardare infatti a gruppi come gli Scisma, i Ritmo Tribale, gli Afterhours e i Karma di Andrea Viti e David Moretti, rispettivamente coproduttore del cd e ospite dell’omaggio esplicito a loro tributato con la cover della tesa Il cielo (1994).
Le atmosfere di questi brani, affrescate a colori pastosi talvolta con maggiore efficacia da riff lineari o da trame di arpeggi e soli, piuttosto che dai testi, sono molto dense, tra bianco e nero da un lato e sfumature scure dall’altro atte a cogliere necessità senza segno o idealismi (si ascolti la sapida, aspramente provocante La fame), fantasmi di oscurità carnali e vuoti da bruciare o in cui dissolversi.
Manca però una personalità artistica (e vocale) inconfondibile a cavalcare questi smarrimenti di senso, degnamente esibiti con il falso cinismo del dolore più affilato, che si accanisce a sventrare i sogni in «crisi esistenziali di serie B», per il bisogno, quasi autopunitivo, di autodistruzione (Uno stronzo qualsiasi).
01. Uno stronzo qualsiasi
02. Il tuo paradiso
03. La fame
04. Ventimila sere sotto il mare
05. Cavie
06. Se io sono io
07. Spettri
08. Quanti ne sacrificheresti?
09. Quadrante zero
10. Il cielo
Carlo Cappiotti: voce
Francesco Cappiotti: chitarre, ukulele, percussioni, armonica
Chris Meggiolaro: basso
Ospiti:
Erik Spedicato: batteria in 01-09
Andrea Viti: basso in 06
Philip Romano: chitarra acustica in 10
Simone Marchioretti: batteria in 10
Franci Omi: piano in 03, 04