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Rusties

Queste tracce… live

“Queste tracce…live”, il nuovo album dei Rusties, ha un sottotitolo ed è ‘Rare & lost recording 2008-2018’, che rappresenta l’intenzione di rivedere la storia di questo ‘gagliardo’ gruppo rock sempre alle prese con la voglia di seminare ‘buone vibrazioni & suoni di spessore’.

È diviso in due questo lavoro, con il primo album suonato dalla band che propone brani suonati nel periodo 2012-2018 mentre il secondo, che prende in considerazione brani suonati dal 2008-al 2012 vede la presenza di ospiti. Non ospiti scelti a caso, ma artisti che ben si sposano con il lavoro proposto che, ricordiamolo, è figlio di una band che si richiama al vate canadese che risponde al nome di Neil Young

Tredici i brani nel primo cd (registrato dal vivo a maggio 2016 nello studio Druso di Ranica), con Eclissi che ne apre la storia, portando subito l’ascoltatore nel climax caro al gruppo. Un musicalmente morbido, con la sezione ritmica su cui si appoggia la chitarra a sostenere il tempo, che diventa ipnotico e ben si inserisce nell’economia complessiva del brano. Questa rabbia inizia con un’atmosfera possente e intrisa di rock blues. Il testo è una sorta di esortazione ad evitare di proseguire in un atteggiamo di rabbia che nulla di buono porta a chi lo vive e il suono si intreccia in maniera accurata con la voce di Marco Grompi (autore, tra l’altro di questo come di altri dei brani dell’album, più in basso in una foto di Katia Paravati). Anche in questo caso la chitarra elettrica è essenziale ma ben si collega a quello delle tastiere, più sfumato ma di opportuno e rilevante supporto. Pezzo di carta si apre con un ritmo incalzante, per un testo che parla della disillusione di chi studia, si impegna si laurea e poi… è destinato ad andare a cercare lavoro all’estero. Una sorta di accusa nei confronti di chi rende possibile che accadano le situazioni descritte nel brano, cantato e suonato con una condizione emotiva che il suono della batteria fa intuire.
Anche in questo caso è rilevante la chitarra, che predomina con il suo fluire melodico a supporto del brano. Certamente uno strumento, questo, ben caro a chi ama Neil Young. I had a rocket launcher è un brano originale di Bruce Cockburn, tradotto come Se solo avessi un lanciarazzi, ed è il racconto di una sorta di colpo di Stato, della violenza di Stato, che colpisce gli inermi e, di conseguenza, della volontà di vendetta da parte di chi subisce. La storia è situata in Siria ma potrebbe essere ambientata in decine di altri Paesi, purtroppo. La chitarra elettrica e l’armonica rendono ricca e delicata questa sorta di agre ballata, di tragica “murder ballad”…

Arriviamo quindi a Non lontano, molto tempo fa, altra ballata rock blues giocata sull’andamento della sezione ritmica che si intreccia con chitarra e tastiere. Un richiamo al bisogno di trovare il senso della libertà, senza lasciarsi imbrogliare dagli imbonitori di professione; il bisogno di ritrovare la capacità di manifestare relazioni ciò che potrà intervenire a “salvarci”, al di là di gerarchie e politiche. Magari un motivo si apre con una bella apertura melodica che precede l’ingresso della voce di Grompi. Le tastiere sono quasi nascoste, ma rappresentano una sorta di viatico per il successivo ingresso della chitarra solista, essenziale e decisiva. Un brano “di lotta/rottura” che stupisce, per chi non conosce i Rusties, per un gruppo abituato/votato al rock. Il suono delle tastiere apre Dove osano i rapaci, dal testo essenziale, asciutto, un brano che ricorda come sia importante non demordere mai rispetto ai valori che si intendono perseguire e mantenere. Una canzone quasi da reduci, che richiama a chi ha gettato via i sogni per un interesse personale e/o quant’altro al di là di ciò che si penava di coler cambiare e trasformare (qui a fianco la copertina dell'album omonimo uscito nel 2017 da cui è tratta la canzone).

Dall’intro di chitarra, basso/batteria, molto anni ’70, appare la figura musicale di Una storia per noi, dal tipico stile del Rock-Prog italiano degli anni che furono (Balletto di Bronzo, giusto per dare un’indicazione) ma letto sempre nello stile ruspante dei Rusties, un gruppo solido e sanguigno che non ama le ridondanze ma, nel contempo, non disdegna di proporsi con sguardi musicali differenti da quelli “attesi” da chi li conosce da sempre. Un suono scuro e potente che si incunea nelle sonorità delle tastiere, fluide e corpose al contempo, a sostenere, con la linea melodica, il lavoro robusto della sezione ritmica e del successivo ingresso della chitarra elettrica che si sovrappone, senza sovrastare, al tutto. Una bella versione di Powderfinger, nella traduzione di Mimmo Locasciulli e Cereno Diotallevi, viene proposta all’ascolto nella sua dimensione assolutamente identica all’originale. Il brano iconico del “noto canadese” è sempre un punto di riferimento di questa band che lavora in maniera “didattica” sugli strumenti cesellando con tastiere e chitarra elettrica, una magnifica versione mantenendo piena la forza vitale di questa canzone. E mantenendo la barra dritta sul “noto canadese” arriva anche la versione di Love and only love, decisa e ricca di pathos, che va ascoltata più che “letta”. Una versione che trasuda desiderio di “appartenere” alla schiera degli “adepti della congregazione” degli amanti della musica younghiana. Proseguiamo con Queste tracce, che riporta ad atmosfere stile Young, con un mood che si trasferisce dal suono aspro a quello più cantabile. La chitarra è ancora sugli scudi e fa la differenza, guida la danza, rende pieno il suono, attraversa l’immaginazione ed il canto rende bene il tempo della melodia. Da segnalare l’assolo finale della sei corde, che rende bene l’idea di cosa significa “essere” all’interno del suono elettrico di Neil Young… Wild dogs è introdotta dal piano elettrico, con le chitarre che da base di supporto si ergono a protagoniste, con l’elettrica sempre a dettare i tempi della melodia e a “riempire” il brano di note e tempi in levare. con il desiderio evidente di suscitare emozioni particolari all’ascolto. Obbiettivo certamente raggiunto, mentre il suono inizia a placarsi ed le note del piano si insinuano tra quelle della chitarra… Un buon lavoro questa ricerca “dei brani perduti”, che dimostra quanto forte sia la passione e l’affiatamento in questo gruppo di musicisti, di amici, di appassionati del verbo del rock…                                      

Passiamo adesso al secondo cd, che in realtà è una raccolta di brani, tutti da vivo, di svariati artisti a cui se ne aggiungono alcuni scritti dei Rusties. Si parte con A day in the life, voce, chitarra, piano, e su questo non si esprimono giudizi perché del capolavoro dei Beatles non si può parlarne ma solo ascoltarlo e far fluire l’emozione. Comunque sia, complimenti al coraggio nell’affrontare questo totem… Movie along, di Marco Grompi, è un brano morbido, voce, slide e piano, con gradevoli  rimembranze di Young, certamente, che vengono sottolineate anche grazie al violino di Jada Salem. Un brano che ha un incedere suggestivo ed onirico, un omaggio al cantore del nord, così come un altro omaggio è nelle corde di Down by the river, cantata e suonata con tutta la passione e l’amore possibile da parte degli innamorati. La voce è quella di Veronica Sbergia (qui a sinistra,) supportata da quella di Marco Grompi. L’atmosfera creata è ipnotica, con la chitarra elettrica che si insinua come un soffio delicato in una sera afosa tra le pieghe del brano, arricchendolo di pathos. Tocca a Mary Coughlan fare la sua gradita apparizione in Baby please come home, una canzone notturna, fluida, sognante, tratta dal canzoniere del grande John Martyn, dove le tastiere di Massimo Piccinelli danno il giusto tocco al sound del brano. Davvero intrigante e il consiglio è di ascoltarla in un’atmosfera adeguata al contorno (tramonto, pioggia, nebbia, solitudine, nostalgia…). Sweet thing è un brano di Van Morrison e sappiamo bene come bisogna esser cauti nel maneggiare il materiale del “rosso” di Belfast. Prova superata, anche perché in aiuto arriva la splendida voce di Cristina Donà (a destra nella foto). L’incedere del brano è ovviamente nello stile dell’autore e l’interpretazione che ne emerge è centrata, non fuori luogo né contesto. Una rilettura appropriata, senza cercare versioni di particolare originalità ma rimanendo nelle corde artistiche ed interpretative originali. Torniamo adesso nel mondo originale dei Rusties, con il violino che apre Wintersong, pezzo scritto da Grompi che riporta al mondo di Jackson Browne. Un bel ritornello rende questo brano uno di quelli con cui si aprono i concerti oppure li si chiudono, dopo i bis di prammatica, dove la melodia lascia ampi spazi di improvvisazione per suggellare o, appunto, aprire una serata. Chitarra e voce (quella di Elena Paoletti) sono l’intro di By your side, scritta da Osvaldo Ardenghi. (più in basso, in primo piano con a fianco Fulvio Monieri al basso e in fondo Marco Grompi). Una bella ballata, di quelle che avrebbero fatto felici gli Eagles. L’atmosfera complessiva del brano è davvero splendida con un piano che diventa la giusta tavolozza su cui si appoggia la voce della Paoletti. In perfetto West coast style il brano si distende su un tappeto di sogni e desideri, di immagini giovanili e sogni persi per strada. Per inquadrare Words ed Helpless si può tranquillamente riprende quanto indicato per A day in the life. I Rusties, che di coraggio ne hanno da vendere, si inerpicano nelle due versioni “riportandocele a casa” in maniera didascalica, dove con questo termine non vogliamo sminuire il lavora fatto, ma solo evidenziare come a volte… meglio dell’originale è chiaro che non si può fare; ma sentire quei suoni e quelle liriche è sempre un brivido anche quando non suonate o cantate dal suo autore. Altre due belle versioni di brani noti (così come sono centinaia i brani che ognuno di noi ha amato e riascoltato cento volte fino a consumarne il vinile) come I shall be released e Find the cost of freedom vengono proposte in una versione non dissimile dall’originale (cosa appropriata visto i titoli). Ben cantate (con tutte le difficoltà del caso specie per la seconda…) e ben suonate, riportano alla mente il suono di brani davvero immortali che ci ricordano come “in quegli anni” la musica fosse strabordante di talenti e di canzoni fuori dall’ordinario. In entrambi i brani da segnalare il bel tocco chitarristico di Robi Zonca (che interpreta al meglio quello che fu il compito di Robbie Robertson e Stephen Stills…). Il suono del piano solo innerva Sinking, una composizione strumentale molto breve di Marco Grompi mentre con Matty groves i Rusties propongono, con loro arrangiamento, un brano tradizionale proposto nel 1970 dai grandi Fairport Convention nell’album “Liege & Leif”. Il brano è la ripresa di una ballata dell’Inghilterra del Nord e fa parte del repertorio delle Child ballads, al numero 52. Si finisce con un brano scritto ancora da Osvaldo Ardenghi, Soldier of fortune, una sorta di talikin’ blues cantato dalla brava Veronica Sbergia, con il piano a dettare le linee sonore ed il basso a sostegno a cui si aggiunge una chitarra pizzicata che aiuta a dare corpo e colore al tutto. Un brano che chiude in maniera soft un cd che mostra le sonorità ed i vati ispiratori di questo gruppo italiano che con passione indefessa percorre le strade dell’America del cuore e dell’Italia reale. Un modo, “il modo”, migliore per festeggiare 20 anni di carriera. 

Le foto sono tratte dai rispetti canali social

 

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In dettaglio

  • Anno: 2018
  • Durata: 157:48
  • Etichetta: Rusties/Hard Dreamers

Elenco delle tracce

01. Eclissi
02. Pezzo di carta
03. If I had a rocket launcher
04. Non lontano, molto tempo fa
05. Magari un motivo
06. Dove osano i rapaci
07. Una storia per noi
08. Powderfinger
09. Queste trace
10. Wild dogs
11. Soldier of fortune
12. Love and only love

 

Tracce – CD 2

01. Day in the life
02. Movie along 8con Jada Salem)
03. Down by the river (con Veronica Sbergia)
04. Baby please come home (Mary Coughlan)
05. Sweet thing (con Cristina Donà)
06. Wintersong
07.
By your side (con Elena Paoletti)
08. Words (Between the lines of age)
09. Helpless
10. I shall be released (con Perdio & Roby Zonca)
11. Find the cost of freedom (con Perdio & Roby Zonca)
12. Sinking
13. Matty groves
14.
Soldier of fortune (con Veronica Sbergia)

Brani migliori

Musicisti

Musicisti  - CD 1
Marco Grompi (voce, chitarre, armoniche)  -  Osvaldo Ardenghi (chitarre, seconda voce, voce solista in traccia 3 e 8)  -  Fulvio Monieri (basso, seconda voce, voce solista in traccia 1 e 5, seconda voce in traccia 10 e 11)  -  Filippo Acquaviva (batteria) Musicisti  - CD 2
Marco Grompi (voce, chitarre, armoniche)  -  Osvaldo Ardenghi (chitarre, seconda voce)  -  Massimo Piccinelli (tastiere, seconda voce)  -  Dario Filippi (basso, seconda voce)  -  Paolo Guerini (batteria)  Ospiti :
Jada Salem (violino, traccia 2 a 6)  -  Veronica Sbergia (voce solista e seconda voce, traccia 3, 14)  -  Mary Coughlan (voce solista, traccia 4)  -  Cristina Donà (voce solista, traccia 5)  -  Elena Paoletti (voce solista, traccia 7)  -  Roby Zonca (chitarra, seconda voce, traccia 10 e 11)  -  Fulvio Monieri (basso, seconda voce, traccia 10 e 11)  -  Titta Colleoni (seconda voce, traccia 10 e 11)  -  Gianfranco Pinto (seconda voce, traccia 10 e 11)