Bonetti
Chi sceglie con cura le parole, fosse per una canzone, per un libro o per una chiacchierata, ne cerca il significato e quindi il risultato più vicino all’idea che intende esprimere. Pertanto Qui, l’avverbio scelto da Bonetti per intitolare le sue sette tracce, ci indica immediatamente un punto preciso, perentorio, circoscritto, molto più di “qua”, a voler essere pignoli. Per un ricercatore di storie da cantare il punto di vista che si acquisisce determina la visuale.
Bonetti, si ferma in un punto dunque, che per lui magari è geografico (il Piemonte), o forse biografico, in quella che apparentemente appare come una terra di mezzo, radicandosi nel presente per raccontarlo meglio nei suoi dettagli, portandosi sulla pelle quel passato (che fu presente in altri tempi), ma che lo ridiventa per gli attimi del racconto. È la via maestra dei cantautori, ricostruire sensazioni ed emozioni vissute per assaporarle ancora una volta condividendole con chi ascolta. E questo è chiaramente anche l’intento del musicista piemontese, che è molto bravo e capace ad evocare immagini. Anche l’aspetto sonoro d’insieme si trova in una terra di mezzo, ciò non dipende esclusivamente da lui. Ci troviamo in un momento storico per la musica, italiana in particolare, di difficile comprensione e ceche transizioni. Da più parti si levano voci a benedire la fine del cosiddetto Itpop, (spesso dagli stessi altari che l’hanno per anni “spinto”) a vantaggio di un nuovo cantautorato più raffinato. Aspetterei un attimo a decretarne la fine, non basta qualche canzone sparsa in qualche disco qua e là, con una durata superiore ai canonici 3 minuti e mezzo per urlare a una nuova ondata cantautoral prog. Siamo agli sgoccioli del decennio cosiddetto Itpop?
Pare di sì, ma, non ne darei per scontata una fine così imminente dato che questi mesi di pausa hanno lasciato nel cassetto una riserva di dischi già pronti, probabilmente destinati a uscire appena scatta il ‘libera tutti’. Però è vero che si guarda in direzioni diverse, e si aprono nuove strade, speriamo migliori ma appunto è presto per dirlo.
Il disco di Bonetti, in questo contesto, rappresenta una possibilità nitida, innanzitutto per sé stesso, per scegliere e sviluppare maggiormente la sua anima cantautorale più pura. In questa manciata di tracce si lasciano aperte diverse strade, il pendolo fende l’aria volteggiando dall’intrigante pezzo di apertura, Camionisti, che lascia intravedere le belle possibilità di intro e code strumentali che si trovano sparse anche in altre canzoni, alla più classica e molto bella Non ci conosciamo più, fino appunto al suono di questi anni itpop, sintetizzato dalla anch’essa riuscita Siamo vivi, in stile Canova.
La frase probabilmente centrale dell’intero lavoro rappresenta la bussola emotiva che guiderà il posizionamento definitivo nella ricerca del bravo cantautore. “Io ‘sta cosa che quando vado in un posto nuovo / penso sempre come sarebbe passarci tutta la vita lì”.
I testi giocano sul racconto di abitudini quotidiane che potrebbero da un momento all’altro riservare sorprese o prendere le sembianze di sogni ad occhi aperti. La produzione è curata ed efficace. Ad arricchire il lavoro di Bonetti, la fotografia di Luigi Ghirri che fa da copertina, che per chi ama le multiformi possibilità dell’arte è davvero una gradita sorpresa.
01. Camionisti
02. Non ci conosciamo più
03. Ceretta
04. Siamo vivi
05. La Metro alle Sette
06. Carnevale
07. Le risaie
Bonetti (voce, chitarra acustica, cori) - Fabio Grande (synth, wurlitzer, basso, drum machine) - PietroParoletti(synth, organelle) - Gabriele Blandamura (cori) - Luca Taurmino (batteria) - Orso Maria Spencer (sax)