Radici Ensemble
Per ragionare su un lavoro come Radici occorre, innanzitutto, partire da ciò che, molto probabilmente, non si troverà al suo interno: difficilmente si incroceranno incisi “orecchiabili”, melodie che rimangono subito impresse, ritornelli “facili”; da ciò si desume, per induzione, che l’album realizzato dal Radici Ensemble non è di quelli che si assimilano al primo ascolto, probabilmente nemmeno al secondo.
Questo disco va “macinato” lentamente, con pazienza, se davvero si vuole arrivare a coglierne gli angoli più nascosti, a carpirne i segreti, non solo sonori, ma anche visuali, che lo caratterizzano.
Un disco “per immagini”, dunque, che siano esse delle assolate spiagge mediorientali, piuttosto che immobili deserti; immagini che, grazie alla strumentazione essenziale e minimale, diventano “spazi”, senza una dimensione ben precisa, ma colti in una sorta di immaginario e continuo fluttuare.
Già perché da subito, ed i primi due brani ne sono una chiara narrazione, si comprende che, si, l’impianto sonoro ha subito una ragionevole ed attenta destrutturazione, soprattutto dal punto di vista della ritmica, ma questa destrutturazione non si spinge mai verso una totale libertà, verso una sorta di anarchia musicale che sconfina in un approccio totalmente “free”; la chitarra di Francesco Saiu si incarica di “ancorare” lo sviluppo degli undici brani che compongono questa sorta di lunga suite, il flauto e gli “oggetti” sonori di Francesco Ganassin si occupano di giustapporre le coloriture, le percussioni di Fabrizio Saiu operano una sorta di drammatizzazione dei passaggi più intensi, là dove è necessario incidere, “caricare”, comunicare la tensione.
Sopra di essi, è proprio il caso di dirlo, si libra la voce di Chiara Liuzzi, una voce quasi di aedo, che si esprime con linee vocali “antiche”, profonde, quasi echi di narrazioni lontane…
Ecco dove si esplica maggiormente questo approccio, che non è azzardato definire, figurativo; non tanto, o comunque non solo, una colonna sonora, ma anche la descrizione, in musica, di paesaggi, di storie, una narrazione che possiede un che di epico, quasi di omerico, che rimanda ad ambienti arcaici e, per certi versi, arcani; perché un’altra caratteristica di questo lavoro è, a suo modo, l’indeterminatezza, la vaghezza, cosicchè ognuno può immaginare, ma solo con pazienza riesce a “vedere”, a focalizzare l’immagine.
Disco comunque complesso, di non facile ascolto, a suo modo sperimentale, e che richiede attenzione, serenità d’animo, e molta, molta fantasia.
01. Radice I
02. Radice II
03. Radice III
04. Radice IV
05. Radice V
06. Radice VI
07. Radice VII
08. Radice VIII
09. Radice IX
10. Radice X
11. Radice XI
Chiara Liuzzi: voice Francesco Ganassin: clarinets, objects Francesco Saiu: classic guitar, folk guitar Fabrizio Saiu: percussions