Dovendo scrivere di un disco, solitamente si cercano degli aggettivi legati alle sensazioni post ascolto e alle emozioni trasmesse dalle musiche che compongono il fresco lavoro.

Non è cosa semplice, soprattutto quando ti trovi davanti a qualcosa di talmente particolare e unico come Radici, sottotitolo Canzoniere Veneto Contemporaneo, ultima produzione della band veneta Piccola Bottega Baltazar. Il lavoro è una raccolta dei brani che, durante questi dodici anni di carriera, hanno segnato il percorso della band - con l’aggiunta di qualche chicca inedita.

Raffinato, elegante, pastoso, evocativo, sublime, sono solo i primi attributi che vengono in mente già dopo le prime canzoni.

Radici è un album che riflette in pieno gli insegnamenti di quella scuola cantautorale genovese da cui prende il meglio di ognuno dei suoi protagonisti, fino alle chiare citazioni di colui che probabilmente è stato il più grande poeta della nostra canzone: Fabrizio De Andrè.

Naturalmente, quello della Piccola Bottega Baltazar è un cantautorato che si adatta ai tempi odierni e si contamina con suoni moderni, fatti a volte di elettronica e sintetizzatori, ma sempre con la capacità di portarti in atmosfere so vintage e trascinarti in piccoli mondi antichi, di cui si riesce a sentire odori e arie di paese. Elementi sottolineati anche dalla scelta del dialetto in alcuni testi, come in Cercando un paese, chiaro invito a cercare al di là anche quando tutto sembra immutabile, come spesso avviene nei piccoli centri di paese.

Tutte le tracce dell’album, da A foghi spenti e Lentiggini, a La donna del cowboy, raccontano della terra natia della band, il Veneto con tutte le sue contraddizioni, ma i testi affrontano anche i percorsi dell’Io e dell’introspezione.

Contaminazioni musicali e sociali, artistiche e poetiche per un album che mai fu così completo.

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