RadaR
I Radar arrivano da molto, molto lontano, ovvero da quegli anni ’80 in cui, come affermano loro stessi, “l’Italia non era ancora pronta per sonorità internazionali ispirate a Talking Heads, Devo, The B52’s, Roxy Music, Duran Duran.” Nati a Verona, appunto, agli inizi degli anni ’80, debuttarono nel 1982 con l’album omonimo divenuto, nel tempo, un lavoro di culto ma, soprattutto, una sorta di manifesto dell’electro-pop, proprio per il fatto di aver creato un inedito synth-pop ed aver scelto un linguaggio surreale, grottesco, a suo modo “strano”, e questo quando il rock cosiddetto demenziale, era ancora di là da venire.
A distanza di ben trentaquattro anni da quel debutto hanno deciso di tornare “in pista” e questo proprio in un momento un cui quei suoni, quello stile, quell’approccio ironico, spregiudicato e “danzereccio” non sono più visti come una sorta di “residuo” del passato ma, sotto diverse angolazioni, sono stati ripresi e riproposti in numerose realizzazioni musicali. re-pop è, classicamente, la chiusura di un cerchio, in questo caso dal raggio amplissimo, la conclusione di un discorso aperto e lasciato in sospeso per decenni senza che gli sia stata data la possibilità di un qualche sviluppo. Il fatto invero interessante è che non c’è, affatto, quella sorta di effetto “scongelamento” che ci si potrebbe attendere: i suoni sono suoni “di oggi”, anche perché tanta musica odierna li ha assorbiti e metabolizzati, per cui non ci sono patine di polvere da togliere.
E se di malinconia per il tempo che passa si può parlare, lo si può fare giusto perché, in alcuni passaggi, sono proprio i Radar stessi a buttare lì alcune frasi in cui rivelano questa velata nostalgia; ma sono solo attimi, perché in generale l’album è allegro, spudorato, a tratti irriverente, racconta una realtà che è quanto mai odierna, e lo fa con quei ritmi che, inevitabilmente, fanno muovere le persone.
Nicola Salerno ha riportato alla luce la band dopo più di tre decenni passati a collaborare con musicisti italiani e stranieri, Fred Frith, Andy Partridge, Michael Manring, Percy Jones, Denardo Coleman, Elliott Sharp, Henry Kaiser, Sonny Sharrock e produttori quali Roberto Colombo e Max Costa, componendo, suonando e producendo dischi di jazz creativo come i NAD Neu Abdominaux Dangereux.
Assieme a lui ci sono Gaetano Lonardi, storico collaboratore dei Radar, e Joyello Triolo, musicista attivo con Peluqueria Hernandez, sperimentatore elettronico, dj e critico musicale.
In Plastic people, ad esempio, mettono in musica un testo di Aldo Nove, all’epoca loro assiduo ascoltatore, ma è in tutto l’album che mescolano drum machine e fiati, fatto inusuale in questo genere musicale, dando l’impressione, davvero, di avere si un occhio alla loro storia, ma di guardare più che altro in avanti proponendo soluzioni strumentali inusuali e curiose.
01. Vegano no
02. Plastic people
03. Sul Vesuvio
04. Grugy
05. Cuoca calabra
06. James Carruba
07. I formaggi di Lanzarote
08. I love domotica
09. Tarma umana
10. Re-pop
Nicola Salerno: voce, sound master - Joyello Triolo: voce - Gaetano Lonardi: voce