Osservare delle maschere, presenziare allo svolgimento di alcuni riti è sempre stato un momento affascinante: sensazioni che si manifestano, curiosità, anche timore, insomma tutte le impressioni che possono derivare dall’incontro con situazioni arcane, che hanno origini lontane, che hanno un che di misterioso e, proprio per questo motivo, estremamente attraenti.
L’occhio, e l’orecchio di un musicista però, possono andare oltre e, con i propri strumenti, esattamente come un pittore o uno scultore, riprodurre queste sensazioni, tradurre in musica queste esperienze visive.
Rituali dunque non è solamente il nome di un progetto musicale, ma è anche il titolo di ciò che questo progetto ha realizzato, ovvero undici tracce attraverso le quali i quattro musicisti coinvolti traducono la loro esperienza visuale in esperienza musicale.
Strumentazione per lo più acustica, ritmiche dalle strutture molto libere, atmosfere raffinate e molto evocative: non c’è, di fatto, un riferimento preciso a situazioni o luoghi individuabili, a terre più o meno definite, ma un vago sapore mediorientale che permea le melodie proposte:
Punu, ad esempio, come anche
Tutankhamon, in un album che è, proprio per sua natura, una mescolanza di composizione e di improvvisazione.
In quest’ottica è decisamente originale ed innovativo il lavoro del basso e delle percussioni, che sono lontani dal comune sentire ritmico, e si dedicano invece con maggiore attenzione ad una sorta di sottolineatura, di coloritura armonica.
In alcuni passaggi, poi, c’è quasi una sorta di approccio cinematografico,
Hamatsa, ad esempio, o anche
Filonzana, ovvero quando il gruppo non si limita ad osservare dall’esterno ma entra in sintonia con esso creandogli intorno un commento musicale “su misura”; ed il pianoforte, in queste situazioni, è un po’ la voce recitante, l’attore, il comunicatore.
Album di un certo fascino, certo, ma non di rapida assimilazione, specie nei passaggi più “sperimentali”: occorre in realtà un’atmosfera ed una predisposizione tali da poter “vedere”, oltrechè “sentire”, questi brani, per poterne cogliere appieno le sfumature.
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