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Eleonora Bordonaro

Roda

Ci sono dischi che hanno la capacità di trasportarci in posti “altri”, in una sorta di altra dimensione. D’improvviso, come per magia, si è proiettati altrove. Ed è in questo altrove che ti porta anche il bellissimo nuovo disco della cantautrice siciliana Eleonora Bordonaro, Roda. Già dopo pochi secondi, Iermanimei, il brano che apre l’album, ti prende per mano e ti trascina via; il suo andamento da marcetta ti sobbalza dalla sedia e ti costringe a ballare per le vie, durante una caotica e fracassona festa di paese. Un  paese dove tutto pare incomprensibile, eppure tutto così familiare al tempo stesso. Perché anche se in quel paesino tu non ci sei mai stato, anche se non riesci a comprenderne la lingua, la musica entra dritta nel tuo inconscio e ti porta in una dimensione archetipica, in un altrove che in qualche modo anche tu, abitante di una grande città, hai conosciuto (forse in un’altra vita?). 

Basterebbero, forse, queste poche righe per far capire la bellezza di questo lavoro. Ma Roda ha una storia talmente incredibile che vale la pena raccontare (certo, per entrare ancora meglio nel disco, ma non solo). Succede che nel 2009 Eleonora Bordonaro - già finalista nella cinquina delle Targhe Tenco 2020 con "Moviti Ferma", cantante solista dell’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma e Cavaliere al Merito della Repubblica, per le sue composizioni in siciliano - si imbatte in un frammento poetico in galloitalico, tratto da una raccolta di demologi dell’800. Incuriosita fa tappa, così, nel piccolo paese, sulle alture messinesi (abitato da poco più di 3mila anime), da cui arriva la poesia: San Fratello. Quella che era una mera curiosità diventa materia di vero studio e autentica passione. Perché San Fratello ha una peculiarità: è quella che i dialettologi definiscono “isola linguistica alloglotta”. In soldoni, un paese in cui non solo si parla una lingua diversa (in questo caso un dialetto galloitalico) da quella dei luoghi limitrofi, ma si parla una lingua che è anche rimasta arcaica e incontaminata, essendo il paese abbarbicato sulle alture.

 

Ma perché proprio lì si usa una lingua “nordica” e lontanissima dal siciliano (anzi, dai siciliani)? Bisogna, ovviamente, riavvolgere il nastro della storia. Intorno all’undicesimo secolo, il borgo fu ripopolato da soldati piemontesi, liguri, lombardi ed emiliani venuti a difendere il nuovo insediamento normanno in Sicilia (in seguito al matrimonio tra Ruggero d’Altavilla e Adelaide del Vasto). Ovviamente i soldati non parlavano la lingua del posto, ma una sorta di koiné, un impasto dei vari idiomi dei luoghi da cui essi provenivano. Fin da subito i restanti abitanti dell’isola li chiamarono, per questo strano modo di esprimersi, i “lombardi”. Nel corso dei secoli gli abitanti di San Fratello hanno continuato a usare tale idioma, anche in epoca Fascista, quando il Regime “lottava” contro i dialetti, in nome di una lingua unitaria e imperialista (e ciò che rievoca la canzone Umbra vaganti). E siccome imparare il dialetto vuol dire anche conoscere usi e costumi di chi quel dialetto lo parla, Bordonaro scopre la grande tradizione dei “giudei” di San Fratello. Nel Medioevo, era uso (ed è tuttora) che le processioni della festa di Passione (dal mercoledì al venerdì santo) venissero “disturbate” da strani personaggi, vestiti con abiti sgargianti e maschere un poco inquietanti. Un disturbo in musica, dal momento che questi disturbatori suonavano (e suonano) la tromba ad un pistone. Erano e sono, appunto, i “giudei”, che accompagnano, con il loro contributo sonoro, le liturgie pasquali. I “giudei” hanno il compito, in qualche modo, di desacralizzare il rito e renderlo, così, più umano. E paradossalmente, ciò facendo, restituiscono il Cristo alla sua dimensione terrena. Insomma, quanto la tradizione cattolica pone l’accento (durante la settimana santa) sulla morte, tanto i “giudei” hanno il compito invece di ribadire la vita. Perché, non lo si dimentichi, Gesù muore ma dopo tre giorni risorge. Certo, per i cristiani la Pasqua di resurrezione avviene la domenica, ma i sanfratellani cominciano a festeggiare già dal mercoledì.

Questa amplissima parentesi ci pareva necessaria. Perché Roda non solo in molte canzoni rimanda a questa festa paesana, ma fa avvertire un senso di gioia, di vita, di resurrezione, appunto, anche quando racconta avvenimenti tragici (come la frana che ha sconvolto San Fratello durante la Pasqua del 2010, oppure quando si dà voce al lamento di chi ha dovuto emigrare e abbandonare il proprio amato paese). Ma a dominare è un senso di fratellanza e sorellanza, perché da una parte gli abitanti del borgo difendono a denti stretti la loro tradizione, dall’altra queste tradizioni rimandano a un senso di collettività, di aiuto reciproco, di solidarietà.

Paradossalmente, poi, pur restando a San Fratello, Bordonaro ci fa viaggiare in mondi musicali lontanissimi: dai vaghi riferimenti tex-mex (penso alla chitarra e alla tromba che apre Giuriei) all’Africa di Miriam Makeba (Culaur Sgargient), dal jazz-bossa nova brasiliana di Umbra vacanti alla Sicilia più profonda (La duntanänza, una poesia - musicata dal grande Ambrogio Sparagna - della scrittrice sanfratellana, vissuta nell’800, Serafina Di Paola). Convivono nel disco alla perfezione il suono quasi graffiante delle trombe (autentiche) dei “giudei” (autentici) con quello della canzone “moderna” (chitarre, basso, pianoforte, sax). Così come assolutamente vivi e autentici sono i testi, che rifuggono dal pericolo del didascalico. Quello che qui si racconta è una sorta di vero e proprio viaggio dall'esterno all’interno: il primo approccio al paese, la scoperta del dialetto, la scoperta delle tradizioni, la scoperta dei “giudei”. E poi il dolore per l’obbligato abbandono del luogo natio.

Un mondo di suoni, di parole e di colori (espresso anche dalla copertina del CD) che ammalia e incanta, grazie al lavoro a quattro mani (nella stesura di gran parte dei brani) della stessa Bordonaro e di Puccio Castrogiovanni, e grazie all’apporto di straordinari musicisti e dei “giudei” di San Fratello. Tutto in Roda suona come ritmo, gioia e soprattutto vita; un disco - anch’esso approdato nella cinquina delle Targhe Tenco - che è un piccolo capolavoro e una gioia per le nostre orecchie (e per le nostre anime).

 

Foto di Gianluca Perniciaro

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In dettaglio

  • Anno: 2023
  • Etichetta: Finisterre

Elenco delle tracce

01. Iermanimei

02. Pinsier

03. Amisg

04. Giuriei

05. Culaur sgargient

06. Umbra vaganti

07. Ciro zzirian

08. La duntananza

09. Airàm uoi

Brani migliori

  1. Iermanimei
  2. Giuriei
  3. Culaur sgargient

Musicisti

Eleonora Bordonaro: voce;
Puccio Castrogiovanni: marranzano, mandolino, percussioni, fisarmonica corno;
Marco Corbino: chitarra;
Salvo Farruggio: batteria;
Michele Musarra: basso;
Marina Latorraca: tromba, trombone;
Pierpaolo Latina: pianoforte;
Denis Marino: chitarra;
Gionni Allegra: mandola;
Salvatore Assenza: sax