Rossoantico
Rossoantico non è solo il nome del famoso vino liquoroso della Buton che ebbe grande diffusione tra gli anni ’60 e ’70: qui lo troviamo in primo piano sulla copertina del disco, che ritrae la mente e voce del gruppo Antonio Pascuzzo, quasi sospeso sopra un groviglio di strumenti. In effetti, la vita di Pascuzzo, ideatore dell’intero progetto, è sempre stata contrassegnata dalla musica: nato in realtà come avvocato, è stato però da sempre autore di brani musicali, e poi quasi per gioco un giorno è finito a dirigere il The Place di Roma. È lì, dalle tante notti trascorse con Mario Dovinola e Pericle Odierna - il primo pianista e tastierista, il secondo polistrumentista e qui artefice dei preziosissimi arrangiamenti -, che ha avuto inizio il progetto Rossoantico.
Se le intenzioni di Pascuzzo erano quelle di creare un ensemble di ottimi musicisti che gli permettesse di proporre un repertorio di brani originali che si ispirassero alla migliore canzone d’autore italiana, mantenendo però una fruibilità tout court, dove brio ed allegria andassero a braccetto anche con temi dai risvolti sociali scottanti, l’obiettivo è stato raggiunto in pieno. Grazie infatti ad un organico spettacolare, in cui i fiati spingono con forza quando richiesto, le percussioni colorano ed insaporiscono a dovere i singoli brani, la fisarmonica di Stefano Indino fa sognare tempi lontani e la chitarra di Marco Rinalduzzi è suonata come solo lui sa fare. Ecco che le canzoni uscite dall’ispirata penna di Pascuzzo sembrano indossasse il vestito della festa per uscire e presentarsi degnamente al grande pubblico.
Parlavo di temi scottanti. Beh, ecco un paio di passaggi della scoppiettante apripista Zitto zitto: «MUTO MUTO come il rumore di un segreto / di chi non ha mai raccontato che quel prete l’ha graffiato per guarirlo dal peccato... [...] SESSO SESSO come il sultano che è depresso / perché a letto come al cesso tutto quanto gli è concesso da chi ha sete di successo». E come non citare Uomo d’onore che con grande ironia ci parla della mafia: «ci accusano altresì di essere narcotrafficanti / di rovinare i giovani con gli stupefacenti / chi muove queste accuse non ha capito niente / la colpa è dello stato completamente assente / perché non c’è lavoro un giovane che fa? / si butta nella droga ma lo stato non la dà / sti poveri drogati li facciamo stare senza?».
C’è poi il tema eterno della guerra affrontato nella toccante e coinvolgente Girotondo, canzone di remoti ricordi «monto su una vecchia giostra che mi fa volare fino al blu / intorno a me c’è solo musica e non voglio scender giù». Non manca ovviamente l’amore, quello intenso di Gioia un canto pieno di allegria a ritmo di fanfara dedicato alla propria compagna o quello, oramai finito, di Erba cattiva che, in stile felliniano, dipinge una coppia ormai giunta in tribunale per la separazione. Da applausi è Chitarra ferita, in cui Pascuzzo lascia alla canzone il compito di sopravvivere ad un terremoto «canterò, canterò / sotto questo macigno canterò / ho lasciato trent’anni ed un sogno / tra polvere e legno su cui dormirò». Infine voglio ricordare Spacco la roccia, una canzone che a suon di valzer vede tra i propri artefici un altro fiore all’occhiello di Pascuzzo, il Coro dei minatori di Santa Flora, con il quale ha anche realizzato un altro progetto.
Caro Antonio, che posso dirti? Ben arrivato, è venuto per te il momento di uscire dalle quinte e salire sul palco. Sono sicuro che saprai far divertire e allo stesso tempo riflettere chi ti ascolterà e, di questi tempi, questa è merce rara.
01. Zitto zitto
02. Gillette
03. Uomo d’onore
04. Figlio del mare
05. Gioia
06. Erba cattiva
07. Girotondo
08. La portiera di via Silvio Pellico
09. Chitarra ferita
10. Interessi diffusi
11. Spacco la roccia
12. Morte del tamarro
Adriana Ester Gallo:violino Antonio Pascuzzo: voce Giuseppe Russo: sassofono alto, sassofono soprano, sassofono baritono Marco Monaco: batteria Mario Dovinola: pianoforte, tastiere Patrizio Sacco: contrabbasso, basso Pericle Odierna: clarinetto, clarinetto basso, flauti, ciaramella, cornamusa, tromba, trombone, sassofoni, bombardino, flicorno baritono, tuba, jewel harp, percussioni, campionamenti Puccio Panettieri: percussioni Riccardo Corso: chitarre, mandolino, bouzuki, banjo Stefano Indino: fisarmonica Serena Caporale: voce (6) Elena Odierna, Lidia Odierna, Flavia Odierna: coro voci bianche (4) Marco Rinalduzzi: chitarra babytaylor (4) Coro dei minatori di Santa Fiora: coro (11)