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C+C=Maxigross

Ruvain

Che si tratti di un album inconsueto lo si può capire già dal titolo, Ruvain, che nell’antica lingua cimbrica significa “rumoreggiare”.
Scartabellando un po’ più approfonditamente si scopre infatti che questo idioma, ormai considerato lingua “morta”, proviene dalla Lessinia, ovvero dalle Prealpi veronesi, confinanti con le provincie di Vicenza e di Trento ed a questa provenienza tengono particolarmente i membri dei C+C Maxigross, al punto da sottolinearlo con un inequivocabile: “This record is absolutely Lessinia-made”, che campeggia al centro del booklet.

Un approccio molto anni ‘60/’70, nel senso che tutti i componenti del gruppo cantano, suonano diversi strumenti, utilizzano indifferentemente, oltre alla succitata lingua, anche l’inglese, l’italiano e lo spagnolo. La base è di tipo folk, sicuramente, per cui le voci sono decisamente al centro della scena, gli strumenti, per lo più acustici, e gli arrangiamenti stessi vengono declinati in uno stile che, dalle parti di Laurel Canyon e della West Coast in generale, troverebbe più di un estimatore.

Quattordici tracce registrate in una situazione che si potrebbe definire “rurale”: qui non ci sono studi di registrazione all’avanguardia, tecnologie complesse (anche se la presenza di Marco Fasolo e Jean Charles Carbone dietro le “macchine” conferiscono sicurezza e professionalità ai massimi livelli), ed anche le sovraincisioni sono limitate al minimo indispensabile, proprio perché il messaggio che vuol essere veicolato - e le storie che vengono narrate - necessitano di una sorta di artigianalità per poter avere una sostanziale credibilità.

Dopodichè, probabilmente, l’aver composto, registrato e prodotto l’album in un luogo di montagna, tutti insieme in una sala come ci si trovasse in una sorta di “comune” è, probabilmente, il sogno di più di un musicista, anche perché certamente l’ambiente asettico di uno studio di registrazione non stimola la fantasia quanto un luogo immerso nella natura, in cui poter fra l’altro usufruire del tempo senza stress, pressioni ed… orari!!!

Affascinanti gli intrecci vocali (ad esempio A freak can) in brani che, ognuno a modo suo, sembrano scaturire da infinite jam session e quindi non danno affatto l’impressione di essere studiati a tavolino. Ne viene fuori un collage di immagini, suoni, racconti un po’ strampalati, è vero, ma molto legati alla terra ed al luogo in cui sono stati concepiti.

Probabilmente senza volerlo, attraverso questo lavoro, il quintetto veneto ha aperto, se non una strada, per lo meno una direzione, originale e diversa dal solito nell’ambito della musica folk, slegata dagli stilemi classici e capace di creare, davvero dal nulla, uno stile frizzante, curioso, qua e là venato di psichedelia: la splendida suite Testi's Baker/Jung Neil rieccheggia, non poco, lo stile del miglior Jonathan Wilson, ovvero di colui che ha riportato in auge proprio il folk psichedelico. Nati circa quattro anni fa, hanno già vinto importanti festival e avuto apprezzamenti significativi dalla critica, sia nazionale che estera visto che hanno già avuto modo di portare la loro musica oltre confine (Germania, Slovenia, Austria...)

E se fra le note di No one calls me (The time of the time) qualcuno può forse sentire rieccheggiare le armonie di The 59th Street Bridge Song (Feelin' Groovy) ebbene, probabilmente ciò denota proprio il fatto che le “fonti” a cui si sono abbeverati i cinque protagonisti sono, qualitativamente, di un certo livello…

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In dettaglio

  • Produzione artistica: C+C=Maxigross, Francesco Ambrosini, Marco Fasolo, Jean Charles Carbone  
  • Anno: 2013
  • Durata: 51:45
  • Etichetta: Vaggimal Records/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Pamukkale in E

02. Charleroi poulet

03. Uno tempo

04. Hills, Hills, Hills

05. A freak can

06. Lesha!Keyoo!See-Ya!

07. L’attesa di Maicol

08. Ten dark Wednesday

09. No one calls me (The time of the time)

10. Najhladnija luka pule

11. Josè

12. Holynaut

13. Testi's Baker/Jung Neil

14. Wait me to arrive

 

Brani migliori

  1. No one calls me (The time of the time)
  2. Najhladnija luka pule
  3. Testi's Baker/Jung Neil

Musicisti

Tobia Poltronieri: voce, chitarra  -  Francesco Ambrosini: chitarra, Farfisa, voce  -  Filippo Brugnoli: basso, voce  -  Carlotta Favretto: batteria, voce  -  Mattia Tramonti: chitarra, banjo