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NoN

Sacra Massa

Se si è interessati a capire come sia possibile declinare il dark sound in una versione “autorale”, ovvero senza esacerbarne troppo i toni musicali ma spingendo, e forte, soprattutto sui contenuti, ebbene in poco più di ventuno minuti i NoN riescono a realizzare un compendio decisamente esauriente in materia. E lo fanno anche, se vogliamo, con una certa dose di “cattiveria”: proprio quando si dirigono verso una sorta di, non proprio velato, nichilismo, “… La massa è sacra, perciò la massa, la massa va massacrata…”, non mancano mai di esprimere un certo realismo, dettato più che altro dalle evidenze: e questo spingere sui toni, al di là dell’effetto immediato, fa riflettere su quanto di vero, purtroppo, ci sia sotto il significato delle parole.

Sacra massa è un album volutamente minimale, contiene sei soli brani (strano ma vero, finalmente qualcuno che ha il coraggio di fermarsi prima di inserire, per arrivare ad otto/dieci brani, quegli riempitivi che sono tanto frequenti quanto inutili); è un lavoro cupo, oscuro, fortemente “effettato”, condotto da ritmi scanditi in modo pesante, a tratti sordo. Il fatto di utilizzare solo tre strumenti, chitarra, basso e batteria, senza tastiere, senza fiati o archi, permette alla band, in fase di arrangiamento, ma soprattutto di missaggio, di utilizzare un’effettistica complessa, che malgrado tutto non confonde le linee e non “omogeneizza” affatto il suono complessivo.

L’impatto sonoro e quello “visivo” dell’album sono notevoli, e non nascondono certe ascendenze riferibili alla post-wave di Television, Talking Heads o Siouxie & The Banshees, ma anche alle “tenebre” dei primi Cure e degli ultimi Joy Division; in aggiunta a ciò il cantato, a volte quasi atonale, impostato su frequenze bassissime, crea una certa inquietudine e sicuramente uno stato d’animo che rasenta l’angoscia, ma questo è proprio quanto i NoN vogliono ottenere, in questa loro amara riflessione.


L’atmosfera generale è un qualcosa di simile alle visioni apocalittiche di un film sul genere di Blade Runner, in cui la band si insinua fra vapori, nebbia, immagini spettrali e personaggi oscuri e minacciosi e la narrazione pare quasi trattarsi di una voce fuori campo che prende atto della realtà e, senza palesare alcuna percepibile emozione, la trasferisce all’ascoltatore in una sorta di cronaca fredda, impersonale, priva di qualsiasi coinvolgimento…quasi ci si trovasse di fronte ad un cyborg che riferisce una serie di files. L’effetto è sicuramente straniante, e colpisce in maniera profonda, quasi dolorosa, anche per la sensazione di una resa pressoché totale di fronte a questo ineluttabile disfacimento; ed in questo senso il brano finale, L’uomo che sarà, con le sue cadenze quasi ossessive ed il finale secco ed improvviso, non fa altro che collocare una sorta di pietra tombale su un futuro già ineluttabilmente scritto, e che dovrà solo accadere; benvenuti in questo incubo (neppure tanto) futuristico allora, in cui tutti siamo attori protagonisti e, contemporaneamente, pubblico che assiste: surreale ma possibile…

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In dettaglio

  • Produzione artistica: NoN
  • Anno: 2014
  • Durata: 21:38
  • Etichetta: Garage Records/El-Sop/Goodfellas

Elenco delle tracce

01. La fine del mondo
02. La farfalla sul mirino
03. Peccato
04. Lo spettro delle possibilità
05. Un’altra notte
06. L’uomo che sarà

Brani migliori

  1. La fine del mondo
  2. Un’altra notte
  3. L’uomo che sarà

Musicisti

Andrea Zingoni: voce, chitarra  -  Massimiliano Leggieri: basso  -  Alvaro Buzzegoli: batteria, voce