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Mosè Santamaria

Salveremo questo mondo

Salveremo questo mondo è il secondo album di Mosè Santamaria, giovane e talentuoso cantautore genovese che da ormai un decennio si è trasferito a Verona. Ma, si sa, quando uno ha il suono e i vissuti dei carrugi della Lanterna, l’orecchio deve essere ancora più attento, perché siamo nella casa madre della canzone d’autore, terra che ha sfornato in sessant’anni artisti di primissimo piano nel panorama musicale italiano.

Il giovane artista in questione ha buoni numeri, i suoi testi sono densi di vivide immagini di vita quotidiana, le cose non le manda a dire, prende posizione e la mantiene. Ha fatto gavetta suonando in molte città e aprendo i concerti di Max Manfredi, Claudio Rocchi e Giorgio Conte, acquisendo una buona esperienza live. Indubbiamente la potenza dell’impegno c’è, le parole sono scelte, e non trovate per assecondare la musica, hanno potenza evocativa e qualche ridondanza da affinare ma, nel complesso, ascoltiamo un disco piacevole, disseminato di porte aperte, che chi ascolta può scegliere di varcare, attribuendogli un senso e una direzione. Tralasciamo di elencare tutti i  piazzamenti nelle numerose manifestazioni canore, ricordando solo il Premio della critica al Festival delle Alpi Apuane, a dimostrazione di quel che dicevamo prima sulle sue doti live. 

Mosè Santamaria è un cantautore con piedi e testa nel quotidiano, da cui trae l’ispirazione narrativa con brani cinematografici ed istantanee di vita vissuta, di curve e di sobbalzi, di disagi esistenziali,  innervati da un’impronta pop con incursioni rock, sul tappeto di una voce scandita, fresca, dal timbro personale e particolare, che rimanda alle sonorità di Fabrizio Moro (solo a quelle), ma pesca anche nell’armamentario vocale di Eugenio Finardi, nei frangenti in cui la voce si prende la scena e fa da lepre sul resto, come nel brano Kerouac. Sono nove i pezzi, nove porte, nove temi che stanno bene insieme, frammenti di un lavoro che non è un concept album ma neppure un mero contenitore, perché il filo conduttore c’è, e sta nello sguardo e nell’impeto col quale l’artista cavalca questi fotogrammi, aprendo prospettive e spunti narrativi, anche autobiografici, e indicando percorsi 'rivoluzionari' in antitesi alla quotidianità che altri precostituiscono per noi.

L’album è prodotto da Francesco Ceriani, registrato e mixato negli studi “Sotto il mare Studio” e “Le pareti sconnesse” e suonato da Francesco Ceriani (basso, chitarra acustica, chitarra elettrica, sintetizzatori, piano, cori), Giovanni Franceschini (batteria), Davide Cinquetti (chitarra elettrica),  Dario Coltri e Diana Gasparini (cori).

Spigolando fra i brani, un pezzo potente e trainante è sicuramente Brucia ragazzo brucia, canzone dal forte impatto emotivo, inno di denuncia sociale, diretto e persino brutale, pur mimetizzato – si fa per dire – dietro sonorità leggere ed allegre, ma il ritornello è tanto essenziale quanto trascinante, un “alzati e cammina” rivolto alla sua generazione, assimilata e un po’ assuefatta alle ragioni del mercato e del consumo. Si resta in tema col brano che da il titolo all’album, Salveremo questo mondo, ben arrangiato, e anche qui scorrono parole dure come pietre, una chiamata a raccolta, un invito ad insorgere contro una vita che non è la propria, ma è apparecchiata da altri, secondo necessità altrui, e disegni inconfessabili. Qui il bombarolo di De André si conforma ai tempi d’oggi, e la bomba con cui salvare questo mondo diviene “una bomba d’amore”. Semplice e ben concepito è il pezzo che chiude l’album, Pregare al sole, che è  invece una  spontanea canzone d’amore, senza fronzoli, ossuta, stagliata nella cupa quotidianità, con sonorità aguzze e scandite, insomma una strana canzone d’amore, un fiore di roccia che vive e resiste fra le mille contraddizioni dell’esistenza, la declinazione del più classico dei sentimenti al tempo del disagio e dello smarrimento. 

Tirando le somme, abbiamo fra le mani un disco non privo di spigoli, una summa di considerazioni ostinate e contrarie ad uso della propria generazione, un sasso nello stagno dell’alienazione, musicalmente pulito ed essenziale, con alcuni brani adrenalinici che non passano inosservati. Mosè Santamaria pare dentro un percorso di crescita artistica, dovrà forse distillare la densità dei testi, lavorare di setaccio sui contenuti, mettere ordine nel rifluire copioso della sua creatività, ma i presupposti ci sono tutti, c'è il talento, la passione anche, e la famosa quadratura del cerchio non tarderà ad arrivare. Un artista da seguire con interesse, e un disco consigliato, perché non è facile di questi tempi trovarci dentro così tanti stimoli per chi ascolta.

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Francesco Ceriani
  • Anno: 2019
  • Durata: 32:55
  • Etichetta: laCantina Records

Elenco delle tracce

01. Salveremo questo mondo
02. Era solo un BlaBlaCar
03. Kerouac
04. Brucia ragazzo
05. Piccola madre
06. L’ultimo grido di dolore del Kali Yuga
07. Fiore di loto
08. Circuiteria
09. Pregare al sole

Brani migliori

  1. Salveremo questo mondo
  2. Kerouac
  3. Brucia ragazzo