Guappecartò
La prima cosa che colpisce di Sambol - Amore Migrante, nuovo album dei Guappecartò, è quella di racchiudere una storia bellissima da raccontare. Alla fine di un loro concerto, il gruppo (nato a Perugia ma parigino d'adozione) incontra la signora Mirjam Sambol Aicardi. Mirjam è la figlia di Vladimir Sambol, detto Vlado, compositore d'inizio Novecento, costretto ad abbandonare la sua città natale, Fiume, per via delle tensioni generatesi nel secondo dopoguerra. Lasciata la penisola Istriana, Vlado intraprende una lunga odissea che lo porta ad avventurarsi fino in Svezia, dove si sposa e dove nasce Mirjam. Ed è proprio lei a proporre e ad affidare ai Guappecartò il compito di restituire nuova vita alle composizioni del padre e loro accettano la sfida. È così che nasce “Sambol – Amore Migrante”, album che, in modo più o meno fedele alle versioni originali, reinterpreta tutte composizioni di Vladimir.
Nati come band di musicisti di strada, i Guappecartò incarnano a pieno la gioia del suonare dal vivo e sono in grado di restituirla anche su disco, con energia e grandi capacità interpretative. L’album è interamente strumentale, ma anche senza parole riesce a creare grande poesia, complici le belle atmosfere sonore e quella tematica di un amore migrante che in qualche modo unisce tutte le tracce. È’ infatti musica che viaggia oltre i confini del tempo e dello spazio, permeata dallo spirito d’amore che – ci possiamo immaginare – accompagnò Sambol quando da migrante guardava la sua terra lontana. Lo stesso spirito che oggi, attraverso la figlia Mirjam, permette a noi di ascoltare quelle composizioni e di vederle splendere di vita nuova. L’album è un mix d’influenze in cui trovano spazio musica balcanica, gitana, mediterranea, il jazz, il folk nel senso più strettamente popolare del termine, le atmosfere da cabaret parigino.
Il disco, prodotto e diretto da Stefano Piro, oltre al quintetto base, vede la partecipazione come ospiti di Vincent Segal al violoncello, Daniele Sepe al Sax, Hamid Moumen (Gaspacho Maroc) alle percussioni, Francesco Arcuri (Einaudi, Capossela) al sound design, Marzouk Mejri alle percussioni, Jeremy Nathagh e Adele Blsnchin alle percussioni e didjeridoo. Ottima la performance del violinista e co-fondatore della band, ‘O Malamente, che si lancia in alcuni interventi mozzafiato come quelli su Chance, in cui dialoga con le sapienti pennellate di sax di Daniele Sepe. In generale, comunque, a tutti i componenti di Guappecartò va un plauso per come l’album è suonato. Notevole Anonimus Fiumanus, quasi uno standard jazz che, con un guizzo indietro nel tempo, si apre con la registrazione originale di Vlado Sambol e della moglie Yone, poi presa per mano dai Guappecartò e trasportata, praticamente senza far sentire il passaggio, nella contemporaneità. Vlado, il brano di apertura, piace per il suo tema cantabile e trascinante che ha una vera e propria funzione di aprire le danze e catapultarci nelle atmosfere del disco, Tango (Invocazione) è la sferzata elettrica che non ci si aspettava, mentre Amore Migrante è la title track (più esattamente, ricalca il sottotitolo) che ben riassume con dolcezza le varie anime di questo lavoro. Non era facile condensare così tanta intensità e contenuti in un disco interamente strumentale eppure Guappecartò ce l’hanno fatta. E con ottimi risultati.
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01. Vlado
02. Tango (Invocazione)
03. Amore Migrante
04. Chance
05. Balkanika
06. Sorgen
07. Anonimus Fiumanus
08. Cvijetak
09. Vagabondo Pensiero
‘O Malamente (violino e electric fx) - Frank Cosentini (chitarra acustica e elettrica, santour) - Dott. Zingarone (fisarmonica) - Mr Braga (basso e contrabbasso) - ‘O Brigante (batteria e percussioni)