Noesìa
L’esordio ufficiale dei torinesi Noesìa è un piccolo scrigno. Esso racchiude una manciata di ballate, sghembe e umbratili, che traggono (per poi assorbirla) una luce intima dai silenzi che trapassano le chitarre acustiche, il suono caldo e sferzante del fender rhodes di Marco Notari in Verlaine, da lui prodotta, e gli archi oscuri e minimali (la viola di Andrea Di Salvo e il contrabbasso di Giorgio Boffa). Ma trovano posto tra le cinque tracce del trio, attivo dal 2004, anche brani in cui i vuoti sono invece il respiro breve di una fitta selva di distorsioni e bassi cupi, mentre i versi tendono poche parole nette e solide come rami contro un cielo vuoto. I versi infatti isolano e circoscrivono immagini che scolpiscono la realtà in simboli ermetici: essi catturano la tensione di un’alternative rock che si concede qui e lì l’orecchiabilità pop in qualche ritornello più immediato e nell’intrecciarsi delle voci di Stefano Ferrari, autore di testi e musica, e della bassista Valeria Falovo, e qualche rallentamento/accelerazione quasi ska-punk.
Nei momenti più rock, tra “maledettismo” e chitarre dense, c’è il dubbio che si annidi un po’ di maniera, mentre convince molto di più il magnetismo dei brani cadenzati, come l’intensa Verlaine, segnata da una semplicità preziosa, o la cangiante Colore, in bilico tra poesia di viola e ombre massive: è quando il ritmo rallenta appena che gli arrangiamenti si fanno più imprevedibili ed originali, lasciando le porte aperte, tra crescendo e pause, a un’inquietudine elegante quasi da rock da camera.
01.Cenere
02.Fiele
03.Trasformi in me
04.Verlaine
05.Colore
Stefano Ferrari: chitarre, voce Valeria Falovo: basso, voce Diego Merenghi: batteria, cori