Vittorio Cane
Detto
fuori dai denti, quello di Vittorio Cane
è il classico esempio di nomen omen.
Con voce spezzata e stonata, Cane canta se stesso con sincerità e grazia
sgraziata, accompagnato da una chitarra spesso affaticata e da cori incerti.
Una formula empaticamente viscerale, teneramente fastidiosa, una “scelta di
campo” anti-tecnica per un approccio alla musica che si può adorare o detestare,
nessuna via di mezzo.
Secondo,
seguito del disco d’esordio “Vittorio Cane”, prosegue sulla linea minimalista e
anti-convenzionale del predecessore, questa volta con un maggiore respiro negli
arrangiamenti e una presenza più incisiva di un’elettronica comunque piuttosto
laconica. Lasciatosi alle spalle molto di quello zapping radiotelevisivo che
punteggiava il primo album – ironicamente fuso alle composizioni, o addirittura
sostituto degli strumenti, come in Around – Cane sceglie di ripartire da
dove si era interrotto, raccontando la sua positività un po’ mesta e pensierosa
(Ci proverò), la rabbia seppellita
che riemerge (Cascafaccia),
l’immobilità soffocante (Domenica), ma
anche gli amori soverchianti (Dipendente)
e le maturazioni illuminanti (L’ermetico):
piccoli spicchi di vita, insomma, dipinti con tocchi surreali, schietti nelle
intenzioni ma non nella riuscita.
Però,
la ruvidezza low-fi e il cantato approssimativo da soli non bastano a costruire
una personalità artistica (o non artistica) – almeno, non senza scelte
ponderate di composizione e produzione. Soprattutto dal punto di vista musicale,
“Secondo” è un disco di facile
ascolto – superato lo straniamento iniziale – ma piuttosto monotono: neanche
gli interventi di scretchate e drum machine riescono a conferire colore e
carattere alle canzoni, e spesso appesantiscono brani altrimenti brillanti
nella loro semplicità.
01. Introduzione
02. Ci proverò
03. Cascafaccia
04. Torno su
05. Domenica
06. Dipendente
07. Mille
08. Intervallo
09. Ci credo ancora
10. Spersi
11. Ti do qualcosa
12. Quassù
13. L’ermetico
14. Around
15. Conclusione
Vittorio Cane: voce
e chitarra
Stefano Danusso: basso
e chitarra elettrica, effetti synth
Paolo Spaccamonti:
farfisa, chitarra acustica ed elettrica, basso
§Valter Piatesi:
batteria
Simona Palumbo: cori
Stefano Roman “fano”:
Scratch e solo synth
Mao: ritornello in 2
Stefano Danusso: basso
Alessandro Muner:
tromba
Marco Magnone:
trombone
Eliano Gullusci: piano
elettrico
Fabrizio Sanna:
charleston e cori
Lucia Latorre: cori
Giulia Carnevali: cori
Alessio Maccioni: cori
e farfisa
Toni Sacco: cori