Moltheni
Quello di Moltheni non è un ripensamento, il progetto è ormai concluso. Non inganni l’uscita di Senza eredità, a tempo ormai scaduto. Questo nuovo disco è piuttosto un’appendice, un saluto affettuoso ai suoi fan, a cui il musicista marchigiano regala un’ultima tracklist di inediti, pescati nel lungo percorso, tra la fine degli anni Novanta e gli anni Zero. "Senza eredità" è un titolo risolutivo, che senz’altro chiude una fase, e che può essere letto e interpretato sia come una constatazione che come una rinnovata volontà di mettere un punto a quella esperienza artistica. Umberto Maria Giardini ha altri progetti musicali in campo, oltre quello a suo nome, ricordiamo anche Pineda e Stella Maris, con approcci e attitudini differenti da quel Moltheni che è stato un caposaldo del mondo musicale alternativo e indipendente degli anni Zero.
Queste nuove undici tracce sono un colpo al cuore perché riemergono da un passato, tutto sommato recente; si tratta di un paio di decenni, ma che ricostruiscono il sapore di un momento felice della musica rock d’autore alternativa. È come se ci fosse arrivata dal mare una bottiglia con dentro un messaggio dal passato, in cui immediatamente si ritrovano le atmosfere chiuse nel vetro e pronte a sprigionarsi come se il tempo non fosse trascorso, ma solo sospeso. Sono canzoni rimaste fuori dai dischi, abbozzate, accennate e talvolta finite, tanto da essere suonate anche live nel corso degli anni, ma mai incise e approdate su una tracklist per essere pubblicate, cosa che invece finalmente è stata fatta con nuove registrazioni, a cui hanno partecipato musicisti del calibro di Egle Sommacal dei Massimo Volume, Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi, Riccardo Tesio dei Marlene Kuntz, e Massimo Roccaforte, storico chitarrista di Carmen Consoli.
Ascoltando il disco certamente ci si chiede come è possibile che perle come Estate 1983, Il quinto malumore, Ester o Tutte quelle cose che non ho fatto in tempo a dirti, hanno rischiato seriamente di non vedere mai la luce. Moltheni conferma una scrittura poderosa capace di tratteggiare chiaroscuri dell’animo, tra nostalgia e tagli di luce e di spaziare dal cantautorato folk più acustico a quello elettrico, alternative-rock, fino a venature psichedeliche, rimanendo sempre perfettamente a proprio agio. Tutti brani scritti anni fa dunque ma con un’unica importante eccezione, vale a dire il bellissimo brano d’apertura La mia libertà, composto di recente, che conferma la forza attuale, moderna e contemporanea del progetto ormai abbandonato. Ma proprio questo brano dimostra quanto ancora Moltheni viva dentro Umberto Maria Giardini, tanto da far pensare che negli anni a venire possa riuscire a non tenerlo a bada e farlo riemergere di nuovo per la nostra gioia.
01. La mia libertà
02. Ieri
03. Estate 1983
04. Se puoi, ardi per me
05. Il quinto malumore
06. Ester
07. Nere geometrie paterne
08. Spavaldo
09. Sai mantenere un segreto?
10. Me di fronte a noi
11. Tutte quelle cose che non ho fatto in tempo a dirti
Moltheni, Marco Marzo Maracas, Paolo Narduzzo, Massimo Roccaforte, Salvatore Russo, Egle Sommacal, Gianluca Schiavon, Floriano Bocchino, Emanuele Alosi, Carmelo Pipitone, Riccardo Tesio. Sezione d’archi scritta e diretta dal maestro Carlo Carcano