Lorelei Quartet
Disco d’esordio per il Lorelei Quartet, ensemble fondato dal chitarrista aostano Loris Deval, e da subito si nota un dettaglio che contribuisce non poco a connotare le sette tracce di Seta: non c’è la batteria, fra gli strumenti utilizzati, per cui è interessante capire come i quattro musicisti, affiancati dal violino di Martina Mazzon, siano riusciti a gestire la parte ritmica dei loro brani.
In realtà la soluzione è abbastanza semplice, perché, quando serve, il “tempo” viene scandito dal contrabbasso di Giorgio Fiorini, oppure dal vibrafono di Alberto Occhiena, a volte all’unisono con la fisarmonica di Massimo Marino.
Quando invece non è necessario, ed il brano di apertura Andaluna lo dimostra, i musicisti sono liberi di svolgere un tema con una certa ariosità, senza vincoli ritmici particolarmente stretti: un certo romanticismo di fondo, dovuto anche al timbro sonoro degli strumenti, qualche accenno malinconico, ed a questo la fisarmonica, ed il violino in appoggio, sono naturalmente portati, si alternano a sprazzi più solari, a cui il vibrafono offre i suoi lampi di allegria e di vivacità.
Interessante, da questo punto di vista, il ruolo della chitarra che esercita un ruolo più di vero e proprio “collante” che di strumento solista; sequenze di accordi, spesso quasi in sottofondo, momenti di vero e proprio silenzio, come in Kabul in cui si può apprezzare l’utilizzo ritmico della cassa armonica, insomma, una totale immersione nella dinamica dei brani senza mai prendersi spazi troppo ampi o troppo evidenti.
Ogni strumento è molto attento ai dettagli, al mettere la nota (o la pausa) giusta nel posto giusto, o al momento giusto, ed è interessante notare come l’intero album si snodi attorno a due caratteristiche, volendo, antitetiche: c’è una globale rilassatezza melodica, chiaramente percepibile, e tuttavia all’interno di ogni brano si coglie, in modo sottile e quasi sotterraneo, una sorta di tensione emotiva, risultato probabilmente dell’equilibrio delicato attorno al quale la band ha deciso di impostare il lavoro.
Brani come Seta suonano vagamente retrò, eppure riescono a coniugare echi di ricordi passati ed emozioni attuali, e su questo piano, proprio quello emotivo, il Lorelei Quartet ha puntato in modo deciso: la fluidità dei suoni, l’intercambiabilità degli strumenti che giocano spesso tra loro nello scambiarsi i ruoli, come in Aran ad esempio, nell’intervenire fra di loro senza sovrapporsi, la capacità di abbandonare la linea melodica principale per poi andarla a recuperare senza problemi e senza che l’ascoltatore perda il filo del discorso sono dettagli che conferiscono a quest’album una piacevolezza di ascolto davvero apprezzabile.
In sintesi un lavoro che ha coordinate precise, obbiettivi chiari e che è supportato dall’indubbia perizia tecnico/interpretativa dei singoli musicisti; in prospettiva, dunque, idee chiare che non precludono alcuna futura direzione, ma che mettono, da subito, pur in un’ottica di ampie vedute musicali, punti fermi importanti e di rilievo.
E’ un album d’esordio, si diceva nelle prime righe… difficile poter chiedere di più, e di meglio.
01. Andaluna
02. Kabul
03. Seta
04. Samba fara tine
05. Petit prince
06. Aran
07. Audrey e il mare
Loris Deval: classic guitar Alberto Occhiena: vibraphone Massimo Marino: accordion Giorgio Fiorini: doublebass Martina Mazzon: violin