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Eugene

Seven Years In Space

Stars will explode and a new song will be born. Da un’esplosione stellare possono nascere nuove canzoni e per ascoltarle è necessario avere un biglietto di sola andata per un viaggio nello spazio che durerà sette anni. Ma se in circa 4 anni luce si può raggiungere Proxima Centauri, la stella più vicina al Sole, in sette dove si arriverà?

Seven Years in Space è l’emblematico titolo del nuovo album di Eugene, al secolo Eugenio Valente. Artista eclettico, produttore, storico collaboratore di Andy (ex Bluvertigo) e Garbo, che ha accompagnato con le sue tastiere nel corso degli ultimi tour, ed inoltre doppiatore, compositore di colonne sonore e remixer, Valente ha impiegato esattamente sette anni per concepire e realizzare questo nuovo lavoro. Un disco proiettato nel domani, per percorrere spazi inesplorati della galassia a bordo di un’astronave che ci conduce verso mondi alieni ed esperienze futuribili. Ma, al tempo stesso, un percorso a ritroso nel tempo, che ci catapulta negli anni ‘80, in piena era electrowave synth-pop. La “musica delle stelle” di Eugene, infatti, descrive una nuova era con i suoi testi evocativi ed i suoni sintetici e robotici, ma al tempo stesso rimanda a modelli quali Gary Numan, Giorgio Moroder, Howard Jones, Kraftwerk, con echi di altri artisti e di sonorità dei “tempi che furono” («già, cos’è l’eternità/Se gli anni Ottanta/Eran tanto tempo fa» cantavano gli Üstmamò in Filikudi nel “lontano” 1991). Lo stesso Valente ha voluto definire così il proprio viaggio musicale: «sexy, inquietante, doloroso come una confessione ed esplosivo come il cuore più buio ed elettrizzante di una notte che sarà possibile riconoscere tra i neon».

Dopo il frammento iniziale All You Need To Know, di soli 14 secondi, la missione interstellare di Eugene si articola in 9 tracce, altrettante tappe di un volo sospeso tra synth pop, rock elettronico e atmosfere rarefatte impreziosite dai testi in inglese. L’io lirico di Dive è un novello Dorian Gray, la cui bellezza resta inalterata mentre le sue foto invecchiano (My pictures are growing old but I’m still the same) che conduce il suo interlocutore verso un “tuffo cosmico” (cosmic dive) mentre l’amore è fatto di luci fluorescenti e la vita è “diagonale e reversibile”. In Crash il protagonista invita la sua donna a “scaldare i sintetizzatori” per partire per una rischiosa missione verso la galassia M87. Nel quarto brano How Would You Define It si coglie qualche rimando ai Depeche Mode e a David Bowie mentre Diagram, uno degli episodi migliori, ci fa gravitare ancora una volta nelle orbite musicali di quarant’anni fa. Attraverso Undisclos*d si giunge quindi ad una traccia di cui il riferimento più prossimo potrebbe essere Howard Jones; si tratta di Of Signals And Voices e siamo sempre in un territorio siderale e sospeso, in cui le onde radio brillano nel cielo e cantano una nenia (radiowaves look brighter in the night…radiowaves will sing a lullaby). In Gone cogliamo il suono campionato della sigla delle previsioni del tempo del colonnello Bernacca, mentre l’io lirico si lancia verso un sole “nuovo di zecca” e pronuncia il suo ultimo addio a chi non è in grado di comprenderlo (this is my last goodbye). E dopo un’ulteriore tappa attraverso la Ionosphere, quasi completamente strumentale, come a volersi elevare sempre più in alto, si torna a volare a quote più basse e a misura d’uomo con la conclusiva “depechemodiana” Seven Years, in cui però la frase melodica rimanda anche all’intro di A Forest dei Cure. E qui Eugene è come volesse spiegare la genesi del suo progetto, che ha fluttuato nel vuoto per, appunto, sette rivoluzioni intorno al Sole, prima di prendere forma, in una dimensione a volte tangibile, a volte più sfuggente, in cui l’illuminazione artificiale e fredda del neon si confonde con quella abbagliante degli astri:

And everything I needed was these tears

To remove the veil from words and visions

And what you see now is so bright and real

(It's been) floating in the air for all these seven years

Per rimuovere il “velo di Maya” dal visionario concept che l’artista ha voluto presentare al pubblico nella sua veste migliore è stato dunque necessario impegno e tempo, ma il prodotto finale è di squisita fattura. L’accurata ricerca dietro le sonorità, il cantato e la raffinatezza delle liriche contribuiscono a fornire una precisa fisionomia ad un artista che, conoscendo perfettamente il linguaggio e la tecnologia che utilizza (dato che Eugenio è anche Ambassador Artist per marchi come Moog, Novation, Arturia, sE electronics e CME) è riuscito a realizzare un album affascinante, ricco di autonomia e di identità. 

Nella foto Eugene sul palco con Garbo

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Eugene
  • Anno: 2022
  • Durata: 36:04
  • Etichetta: Discipline Musica/Believe Music Italia

Elenco delle tracce

01.  All you need to know
02. Dive
03. Crash
04. How would you define it?
05. Diagram
06. Undisclos*d
07. Of signals and voices
08. Gone
09. Ionosphere
10. Seven years

Brani migliori

  1. Diagram
  2. Of signals and voices
  3. Seven years