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Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d'autore

Dove sta andando la canzone d’autore? E che accezione occorre attribuire oggi alla dicitura stessa? Come ricorda Gaetano Blandini, direttore generale della SIAE, nella prefazione al disco, il Club Tenco è nato con lo scopo di “valorizzare la canzone d’autore, ricercando anche nella musica leggera dignità artistica e poetico realismo”: così, anche in questi ultimi anni, gravati da difficoltà economiche, in rassegne e premiazioni il Club ha continuato a portare avanti la sua “ricerca” (come la definisce il responsabile artistico Enrico de Angelis) di talenti da valorizzare. Ecco allora che le esibizioni del 2011 e del 2012 sono entrate nella compilation Siamo in Tenco. Nuovi progetti della canzone d’autore, una vetrina dei percorsi divergenti e convergenti, che declinano oggi la canzone d’autore.

Il doppio album raccoglie brani di giovani artisti, ma soprattutto di cantautori con un’esperienza, una storia e uno spessore che li rende tra le voci del presente a cui prestare orecchio. I gusti da assaporare in questo ricco e succulento piatto da portata sono tra i più diversi, nelle performance, negli arrangiamenti e nei mood. C’è delicatezza, poesia corposa che danza scalza su brillanti ritmi popolari (Patrizia Laquidara, in foto), intensità (come quella della voce scura e graffiante di Giorgia del Mese, quella notturna di Cesare Basile con suoni asciutti tra folk e blues, quella agrodolce e lacerante di Dimartino o quella elettroacustica di Colapesce, tra suoni obliqui e ritmica incalzante, volutamente ansiogena), energia multiforme, dall’impeto gonfio di profondità di Marco Parente alle fantasie/variazioni folk della Piccola Bottega Baltazar, con crescendo per fisarmonica, oppure ancora ironia (come quella “orchestrale” dei Favonio, quella che trama deliziosamente il realismo di Emanuele Bocci, quella del minimalismo acustico di Enrico Farnedi, tra suoni giocattolo, pioggia e passeri, quella tra swing e rock delle Iotatola de Il principe azzurro o quella che si fonde in modo sorprendente al pathos nel caso di Dino Fumaretto e del suo piano).

Nella pubblicazione a cura di Enrico de Angelis, Giovanni Levratti, Roberto Molteni e Toni Verona ci sono nomi che propongono un’eleganza che sugge materia di suggestione dai suoni tradizionali per alimentare la propria eleganza, così come nomi che contaminano generi e li riplasmano in arrangiamenti originali e peculiari.

Il primo caso è quello di Roberta Alloisio (con un brano firmato da Max Manfredi e Fabio Vernizzi, che gioca con maestria con allitterazioni e rime tra poesia di pianoforte), di Erica Boschiero (con un pezzo folk con testo che ricama immagini sulla passione che toglie il fiato e le parole), di Peppe Fonte, con la chitarra di Armando Corsi che sa di trame brasileire, di Anna Granata (con riflessioni meta-artistiche), di Chiara Ragnini, di Cristiano Angelini, con sonorità addomesticate con attenzione, di Paolo Zanardi con la sua Tatiana tra accelerazioni balcaniche e rallentamenti strappati a un tango, o ancora dei Fabularasa e della loro vena narrativa ed eleganza.

Il secondo caso è quello di Mirco Mariani-Saluti da Saturno con i suoi piccoli suoni soffusi (chitarra, theremin, carillon e piano elettromeccanico, che sospira nostalgia in sordina in fulminanti istantanee intime e al contempo sociali) o di quel geniaccio di Jacopo Incani-Iosonouncane (in foto), con la magistrale title-track de La macarena su Roma, con intro amarissima (con tanto di Gramsci precario che nessuno ha assunto neanche all’UPIM, colleghi vivi solo in apparenza o impegnati solo nell’immancabile aperitivo, sindacati da “lascia perdere” e “compagni” in coma etilico), campionamenti della vacuità contemporanea, recitato straniante su libertà di partecipazione ridotta al potere di televoto o a grottesche corride umane, su tragici carnevali, tristi luoghi comuni, riti massmediatici pacchiani e solitudini globali, sottolineate da momenti spettrali o quasi lugubri.

Non mancano artisti trasversali e surreali, come i rutilanti, inconfondibili Mariposa, lo stralunato ed estroso Matteo Castellano (con la lunga, recitata Per morire con più stile, paradossale catalogo di tentati e/o rimandi suicidi fino alla morte…per vecchiaia), oppure Emilio Stella con la sua Festa con cadenze reggae.

Ognuno troverà pane per i suoi denti, tra sapori audaci e “buoni”, che nutrano immaginazione, sensibilità, radici viscerali del più forte sentire, sorriso e pensiero. E un vademecum di nomi da snocciolare al prossimo laudator temporis acti che si senta a torto sicuro di poter decretare, scuotendo la testa, che la canzone d’autore è morta: venerata, innovata o violata con spirito iconoclasta, essa, invece, è viva e vegeta.  

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In dettaglio

  • Anno: 2013
  • Durata: 1h 51'50''
  • Etichetta: Ala Bianca

Elenco delle tracce

 CD1

01. C’era una stessa volta (Marco Parente)

02. Il principe azzurro (Iotatola)

03. Una giornata serena (Fabularasa)

04. L’anima se desfa (Patrizia Laquidara)

05. Il profumo del canto (Cristiano Angelini)

06. E alavò (Cesare Basile)

07. La macarena su Roma (Iosonouncane)

08. Con grande stile (Mariposa)

09. Venditrici di vento (Roberta Alloisio)

10. Niente da espiare (Giorgia del Mese)

11. La donna del cowboy (Piccola Bottega Baltazar)

 

CD2

01. Brutto di faccia, brutto di cuore (Favonio)

02. Maledetto autunno (Dimartino)

03. Lettera (Anna Granata)

04. Per morire con più stile (Matteo Castellano)

05. Cinema (Saluti da Saturno)

06. Una vacanza (Dino Fumaretto)

07. Tatiana (Paolo Zanardi)

08. Restiamo a casa (Colapesce)

Bonus tracks:

09. Festa (Emilio Stella)

10. Il giardino di rose (Chiara Ragnini)

11. Papavero di ferrovia (Erica Boschiero)

12. In silenzio (Emanuele Bocci)

13. Lena (Enrico Farnedi)

14. Secondo me è l’una (Peppe Fonte)

Brani migliori

  1. La macarena su Roma
  2. C'era una stessa volta
  3. L'anima se desfa