Registrato a Napoli (ovviamente, viene da dire) fra gennaio e maggio 2013, questo cd ha tutta una serie di pregi non indifferenti: riporta anzitutto sotto i riflettori quell’autentico signore della canzone napoletana (e della chitarra classica, qui in soli due brani, il primo e l’ultimo) che risponde al nome di Fausto Cigliano, e lo fa con l’eleganza che gli appartiene, oltretutto abbinando (come già a suo tempo Roberto Murolo, della cui poetica Cigliano appare oggi il principale prosecutore) canzoni tradizionali e molto più recenti.

Assolutamente magistrale il trittico d’avvio: si parte col brano che intitola il cd (Lama e Bovio – gli stessi di “Reginella” – 1922; ha addirittura una pagina su wikipedia, ovviamente in napoletano), gioiellino assoluto che Cigliano percorre quasi in solitudine (in realtà il controcanto di violoncello aggiunge preziosità a preziosità), per poi passare la mano alla Premiata Ditta Pascale & Pascale per la gemma carosoniana, che libera gli ormeggi del cd, rifluendo poi su un altro classicissimo (I' te vurria vasà, Russo/Di Capua, 1900), con le due voci a intrecciarsi felicemente.

Il resto non è forse dello stesso livello (non continuativamente, almeno), ma ci piace segnalare almeno un altro paio di icone, meno rapsodiche e più sbarazzine, quali Alla fiera di Mast'Andrea, di nuovo con Cigliano sugli scudi, e Dove sta Zazà?, irrinunciabilmente legata alla memoria della compianta Gabriella Ferri, un altro pezzo di Libero Bovio, Passione, con un mandoloncello (si direbbe) che richiama gli aromi del bouzouki, e la conclusiva Tiempo antico, di Enrico Caruso, esattamente speculare al brano d’avvio.

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