Sandro Petrone
Di giri nella vita ne ha fatti tanti Sandro Petrone. Arrivi, partenze e soprattutto ritorni. Quelli che dal suo mestiere più noto ai più, il giornalista, l’inviato della Rai, lo hanno tirato verso casa. Andare, guardare, raccontare, ma tornare, sempre e comunque. Tra il Paradiso e l’Inferno del mondo a cavallo di una penna e di un microfono, seguendo la sottile linea rossa del racconto, sui solchi, ogni volta, per ogni viaggio, di un pezzo importante di storia dell’uomo (la Guerra del Golfo, l’Afghanistan, la Libia, il terremoto di San Giuliano di Puglia, solo per citarne alcuni). Alle radici è tornato anche adesso. E in un modo che (ri)suona forte: il microfono è rimasto, la penna pure, ma al tutto si è aggiunta la musica, quella che negli anni ’70 corteggiava, suonava, scriveva, facendo il cantautore, in una Napoli avvolta di bellezza e stupore culturale, tra Ginsberg, Warhol, e contaminazioni di ogni genere, con al fianco amici e musicisti di nome Tony Cercola, Pino Daniele, James Senese, Enzo Gragnaniello, Roberto De Simone.
E se è vera anche la regola del primo amore, quello che non si scorda mai, allora il cerchio di chiude. Solo fumo, uscito nel febbraio del 2018 (qui nella foto Petrone con Marco Vignuzzi che, insieme a Martino De Cesare hanno curato gli arrangiamenti), è un concept album che parla per quadri, gli ultimi relativi alla vita di Sandro, ma non solo. Una sorta di grande riflessione, in cui confluiscono le sue due esistenze, una musicale, la prima, lasciata da parte per intraprendere la seconda, il giornalismo. Due modi di espressione che per Petrone si sono alternati cronologicamente, a seconda del momento storico, di quella che poteva essere l’arma inoffensiva più forte per esaudire il desiderio di dire, narrare, per poter arrivare alle orecchie e al cuore della gente. Il disco nasce (anche) a seguito del mutamento endemico subìto, oggi, negli anni duemila, dalla narrazione giornalistica, a causa dell’uso sfrenato dei social, di una velocità consumistica della notizia. Da qui il virare, dopo anni, nuovamente sulla musica per riscoprire i rapporti, la lentezza, l’umanità nel senso più lato e interessante del termine. Nel 2013 c’era già stato un disco, infatti, il primo, Last call. Note di un inviato, sempre con Tony Cercola al suo fianco (qui insieme nella foto), percussionista; Solo fumo racconta per tracce e con un ricco libretto di accompagnamento il Sandro uomo, quello reduce da una battaglia col cancro, che ha dovuto fare i conti con una serie di nuovi equilibri (Vecchia mia e Non sono un guerriero e non temo la morte), gli affetti (Petalo è una dolcissima canzone dedicata a sua figlia), la casa (Via Manzoni 71), le illusioni che sono speranze da coltivare (Solo fumo, anche il titolo del disco), la scomparsa (Resurrection), la trascendenza (Forse sarebbe meglio), gli amori (Sguardo), gli altri (Mondo di pazzi). Più, in decima posizione, una ghost track, dedicata a Taranto, città presente nel suo dna per un pezzo, e al suo dramma ambientale. Di giri ne ha fatti tanti Petrone. Se avessimo avuto un vinile, ne avremmo contati 33. Pur sapendo che sono molti di più. Buon ascolto.
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01. Vecchia mia
02. Sono un guerriero e non temo la morte
03. Solo fumo
04. Via Manzoni 71
05. Petalo
06. Resurrection
07. Forse sarebbe meglio
08. Sguardo
09. Mondo di pazzi
10. Ghost track
Sandro Petrone (armonica e voce) - Martino De Cesare e Marco Vignuzzi (chitarre acustiche e arrangiamenti) - Paolo Costola e Massimo Stano (chitarre elettriche) - Tony Cercola (percussioni, voce) - Ada Rovatti Breker (sax) - Mirko Maria Matera (piano e Hammond) - Valerio Gaffurini (piano e Rhodes) - Daniele Brenca, Pierpaolo ‘Cipo’ Giandomenico e Bruno Troisi (basso) - Paki Palmieri, Francesco Lomagistro e Pasquale Angelini (batteria) - Michele Gazich (viola) - Armando Cosimo Ciardo (violino e viola) - Gabriele Musio (violoncello) - Francesco Protopapa (tromba) - Francesco Leone (trombone) - Eleonora Pascarelli, Gabriella Pinto e Tommaso Zuccaro (cori) - Enrico Tricarico (orchestrazione)