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Ron

Sono un figlio

Sono trascorsi 52 anni da quando, sul palco del Festival di Sanremo, Rosalino Cellamare - all’epoca non ancora ribattezzato, dall’amico e collega Lucio Dalla con il nome d’arte Ron - si esibiva in coppia con Nada con Pa’ diglielo a Ma’. Scritto da Franco Migliacci e musicato da Jimmy Fontana e Roberto Gigli, era un brano che calzava a pennello per i due giovanissimi artisti (qui a fianco una foto di repertorio dell'epoca). Ed è proprio alla figura del padre Savino - ritratto con lui nell’immagine (in bianco e nero) presente all’interno del booklet - che è dedicato Sono un figlio l’album di inediti - con l’aggiunta di una cover - prodotto con Maurizio Parafioriti, uscito lo scorso 30 settembre. Un lavoro nato per celebrare i cinque decenni di carriera, che arriva a distanza di otto anni dal più recente lavoro realizzato in studio.

Giallo, blu, rosso e verde sono i colori che caratterizzano, con elegante semplicità, gli elementi della copertina della custodia cartonata che contiene il cd. Ron è ritratto di profilo, in una illustrazione realizzata da Dino Buffagni, mentre all’interno lo incontriamo in cammino, immerso tra i colori autunnali della natura e dove ci accolgono anche le parole di alcune strofe del brano che titola l’album e che ci fanno intuire la modalità di questo viaggio, dove non serve che un solo bagaglio: il cuore. Un lavoro ben curato in ogni dettaglio, che ha coinvolto parecchi collaboratori; ne abbiamo avuta ulteriore conferma sfogliando il booklet dei testi e scorrendo i nomi dei musicisti che hanno contribuito alla parte musicale. Proviamo adesso ad entrare meglio nelle tracce, ben tredici, che come tasselli di un puzzle, ascolto dopo ascolto, convergono in un unico grande respiro.
L’album si apre con un arpeggio di chitarra che introduce il brano Sono un figlio. È il primo incontro con la consapevolezza, una sorta di messaggio lanciato tra le stelle, nel quale il cantautore rivela il suo ruolo personale più autentico, attraverso un profondo senso di gratitudine nei confronti della vita e soprattutto dei genitori, da cui ha potuto ascoltare molti racconti, tra cui anche i particolari della loro storia d’amore, nata durante il periodo del secondo conflitto mondiale.

 

L’intero contenuto dell’album però ha una lettura più ampia, che contempla riflessioni e consapevolezze scaturite da un periodo difficile come quello che abbiamo vissuto tutti in piena pandemia. Lunghe soste forzate, che hanno messo in pausa ogni cosa e che hanno permesso al cantautore di raggiungere un nuovo equilibrio dai ritmi più lenti. Con una rinnovata voglia di creare, raccontare e anche di scoprire, attraverso un attento ascolto, nuove sonorità dando spazio e voce a giovani talenti (il brano I gatti, scritto da Giulio Wilson e scelto come singolo, ne è una prova). “Sono un figlio” rappresenta un omaggio all’amore universale anche nei riguardi della madre di tutti noi, che è la Terra. Oltre a voler dare la giusta importanza alle origini e alle radici familiari, non deve mai mancare quel doveroso rispetto verso il globo celeste di terra e acqua che ci ospita e sorregge il peso del nostro passaggio. Ron oggi è un figlio maturo dei tempi, più consapevole, felice e riconoscente e racconta - tra episodi del passato e sfumature del presente -anche l’importanza di aver fatto una scelta salvifica come quella di affidarsi alle braccia della madre musica.

Consapevolezze, riflessioni, difetti e fragilità; passione, luce, speranza, gratitudine, musica, scrittura e condivisione, tutto è mosso da un unico motore essenziale: l’amore.  “Sono un figlio” è più di un flusso di coscienza collettivo, è una catarsi di musica e parole che riesce a coinvolgere appieno chi ascolta, grazie a quel potere unico che ha la musica, specialmente se è scritta da chi - forte di una grande sensibilità e una esperienza maturata sul campo da 50 anni - di musica ed emozioni ha riempito la propria vita. E non solo la sua.

Questo progetto ci riporta alla bellezza essenziale della canzone d’autore, cifra stilistica che da sempre permea il percorso artistico di Ron, che in questo nuovo viaggio di (ri)scoperta non è da solo. Come accennavamo prima, lo accompagnano giovani artisti ma anche autori storici: Guido Morra, Maurizio Fabrizio, Bungaro, Giulio Wilson, Niccolò Agliardi, Edwyn Roberts, Mattia Del Forno, Cesare Chiodo, Rakele, Donato Santoianni, Leo Gassman e Finneas O’Connel.

 

Le canzoni si susseguono una dietro l’altra come i capitoli di un libro, come istantanee preziose raccolte in un album di foto. Ognuna ha il suo valore unico e dovendo fare una scelta, nella rosa dei tredici inediti, dopo la già citata Sono un figlio possiamo menzionare qualche titolo tra i più significativi: Abitante di un corpo celeste, Un’astronave nel cielo (impreziosita dalle note vibranti della tromba suonata da Paolo Fresu), Diventerò me stesso, Melodramma Pop, ma anche Annina (che oltre al brano di apertura è l’unico testo scritto interamente da Ron). E poi ci piace segnalare anche Questo vento, brano che Ron ha scritto con Donato Santoianni e Leo Gassman (anzi, con quest’ultimo lo canta nel disco). Un testo che racconta di un dialogo tra un padre e un figlio, ma non solo, Questo vento rappresenta una autentica contaminazione musicale stilistica tra due generazioni, distanti eppure fortemente indispensabili l’una per l’altra, per camminare e crescere insieme. Dicevamo anche di una cover che trova spazio tra tutti gli inediti ed è Quel fuoco, una rivisitazione riarrangiata musicalmente da Ron della versione originale Break My Hearth Again di Finneas. Il riadattamento del testo in italiano è stato realizzato anche grazie alla collaborazione di Enrica Cellamare, sorella di Rosalino.

E per concludere (in bellezza), due parole su I gatti, ultima traccia in scaletta ma primo inedito scelto per anticipare l’uscita di tutto l’album. Il testo di questa delicata canzone, come accennato in precedenza, è stato scritto da Giulio Wilson Rosetti e Valter Sacripanti a cui si è aggiunto Ron nella fase finale. Racconta la perdita di un amore, di una donna, dove la rievocazione del suo ricordo è come filtrata attraverso gli occhi, il carattere e le movenze dei gatti, animali di straordinario fascino e mistero che, per dirla alla maniera di Ernest Hemingway: “Riescono ad attraversare la vita senza fare rumore”. Spesso camminano sui tetti dei palazzi di notte, forse nel tentativo di raggiungere la luna e comunicare con il loro pianeta-casa, quando ne sentono la mancanza (una strofa della canzone racconta che “qualcuno dice sono extraterrestri”). In questa canzone, introdotta dal pianoforte, la presenza degli archi fa da sfondo e crea un’atmosfera sospesa, malinconica, ricca di pathos. Suggestioni che chiudono il brano e ci conducono anche al termine dell’ascolto dell’album. De I gatti è stato realizzato anche un video, diretto da Gianluca ‘Calu’ Montesano con la collaborazione dei volontari dell’Oasi Felina ‘Miciopolis’ di Vigevano, una realtà a cui Ron è molto legato. Anzi, più in generale, l’artista pavese è fortemente convinto di come si debba sensibilizzare ancora di più le persone verso la cura e il rispetto degli animali. Come dargli torto… Il video de I gatti, lo si può trovare sui profili social di Ron e sul canale ufficiale YouTube (https://youtu.be/Qpff6AuwfO4)

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Ron e Maurizio Parafioriti
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Le foglie e il vento /Sony Music

Elenco delle tracce

01. Sono un figlio

02. Più di quanto ti ho amato

03. Abitante di un corpo celeste

04. Diventerò me stesso

05. Un’astronave nel cielo

06. Melodramma pop

07. La stessa persona

08. Annina

09. Questo vento

10. Quel fuoco

11. Nelle lettere

12. Fino a domani

13. I gatti

 

Brani migliori

  1. Sono un figlio
  2. Abitante di un corpo celeste
  3. I gatti