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Alessandro Angelone

Stars at dawn

L’album di Alessandro Angelone è un viaggio solitario, un into the wild della coscienza, in cui l’io scava a fondo nella propria anima per cercare la relazione verso l’abisso. È un viaggio della solitudine acustica in questa società dall’ipertrofia sonora sempre più agonizzante: mentre tutti corrono incontro ai gusti del pubblico famelico di spensieratezza e disimpegno, calando a volte le brache della dignità, Angelone ci chiede di fare il contrario, di provare a trovare la chiave (The Key) per entrare nel suo mondo. Ma prima ci presenta un’intro che è forse ancor più chiave, col suo isotopo musicale che rincorre come una cellula la matrice sonora e percussiva di tutti gli altri brani.

Poco e nulla si cede all’esplicito e alla verbalizzazione, sempre per quel gusto controcorrente umile, eppure per alcuni così arrogante nel suo non adeguarsi alla comunicazione di massa, come se essere leader della serata a cena con gli amici fosse un po’ lo scopo della vita. Ma se qualcosa di esplicito si può azzardare a questa musica strumentale per sola chitarra finger picking (o meglio alla Giuliani) è l’atmosfera notturna. Alcuni titoli ce lo comunicano, come la title-track dell’album Stars at dawn, ma anche gli altri due brani che potremmo definire più interessanti per innovazione musicale, ovvero Dreams e Night. Il primo si muove tra sogno metaforico e fase onirica scientifica, barcamenandosi tra l’uno e l’altra, tra l’isotopo dell’intro e qualcosa che sembra provenire chissà da dove. E per chi ha visto Inception di Christopher Nolan ciò è chiaro: il corpo di spedizione con Di Caprio che riesce a entrare e a influire sui sogni ha i suoi piccoli stratagemmi per capire quando si trova nella realtà o meno, e uno di questi è porsi la domanda “come sono arrivato qui?”. Se sei in un sogno non lo ricordi: ma verrebbe da dire ad Angelone che anche in questa realtà non sappiamo come siamo arrivati. Al sogno della musica come ci giungiamo? Lui non lo ricorda e neanch’io a essere sincero: ci siamo trovati lì, in quel punto; e tutto ciò semplicemente ci piace.

Night è ancora più audace nel suo fare tutto tranne che dormire, nel partire con veemenza e poi perdersi nella solitudine notturna con questi armonici che sbucano all’improvviso come le stelle al tramonto o all’alba. Non è per niente tranquilla questa notte, anzi la mano batte il tempo come a voler affrontare la stasi che inesorabilmente ci arriva per la stanchezza, dopo una giornata passata a sognare. Sembra strano in tutta questa solitudine notturna trovare una cover di Michael Jackson, proprio di una canzone che si chiama You are not alone: ma è il Plot twist che si annuncia nella canzone precedente alla cover: non siamo soli nelle nostre solitudini, siamo tutti stelle che spuntano nel silenzio agitato della notte. Sono piccoli barlumi di speranza di un’alba che speriamo arrivi presto. Se una nota negativa all’album vogliamo trovarla, non è certo nella musica che dobbiamo cercarla, ma in un appunto che potrei fare al paratesto: forse non occorrevano i titoli in inglese.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Alessandro Carletti Orsini
  • Anno: 2019
  • Durata: 27:52
  • Etichetta: Music Force / Egea Music

Elenco delle tracce

01. Intro
02. The key
03. Dreams
04. Leaden heart
05. Night
06. Plot twist
07. You are not alone
08. Rayn
09. Love never felt so good
10. Certaintes (studio 1)
11. Stars at dawn

Brani migliori

  1. The key
  2. Dreams
  3. Night