Thee Jones Bones
Un quartetto “classico”, nel senso rock del termine, ovvero chitarra, basso, batteria e voce, un manipolo di amici che aggiungono qua e là il loro tocco per confezionare al meglio il lavoro, ed ecco qua Stones of Revolution, quarto album realizzato dai bresciani Thee Jones Bones, album di “verace” rock and roll, anche se…
Già… bisogna premettere che i quattro scavezzacollo si divertono davvero a giocare con gli ascoltatori, piazzando in apertura un brano, Free, che li trasporta direttamente in un ambito, come dire, “pastorale”, quasi west coast, ed allora ci si aspetta un disco “di un certo tipo”, più confidenziale, più morbido… nulla di più sbagliato, e lo si capisce poco dopo, perché la “mazzata” arriva subito, improvvisa e ricca di decibel.
Due i numi tutelari, che traspaiono immediatamente, ovvero Rolling Stones e Led Zeppelin, i cui ascolti hanno forgiato in modo netto il sound del gruppo: gli incroci di chitarre, i riff, le ritmiche spezzate, un patrimonio sonoro che va dalla metà dei sixties alla metà dei successivi seventies, assorbito, metabolizzato e “sparato” fuori con energia.
Come si dice, in questi casi, musica “senza fronzoli”, senza effetti speciali che non siano i gain degli amplificatori ed i volumi delle chitarre alzati “a palla”, così da avere quella distorsione naturale che vale mille pedalini e cento pedaliere; la band lascia correre le proprie pulsioni a briglia sciolta, ed il suono arriva, diretto, scarno: Alright for you, Out of sync, la “ZZToppiana” All for the money sono i primi mattoni su cui si va a costruire il loro edificio musicale.
Quindi non aspettiamoci suoni nuovi, strani o diversi dal solito, ma neppure una pedissequa “rifrittura” dei soliti riff: la tradizione non si può (né si deve) manomettere, certo, ma interpretarla attraverso la propria attitudine è doveroso, se non altro per rinfrescarne il dinamismo.
Ed allora via la polvere dai vecchi amplificatori, una lucidata agli strumenti, ed il più classico dei “one, two, three…”, ed il resto viene fuori spontaneo, a memoria, perché anni di vinili fatti girare “in cameretta” e di cd che entravano ed uscivano dall’autoradio non possono non aver lasciato la loro indelebile impronta, e le dita, alla fine, fanno quello che la testa ed il cuore dicono di fare.
E se qua e là l’eco della Les Paul di Jimmy Page fa capolino, beh, vuol dire che un certo sound, ormai, è entrato a far parte del proprio dna, e non si può fare altro che assecondarlo, lasciarlo scorrere e farlo uscire nel modo più spontaneo, naturale ed istintivo possibile…
In fondo, uno che se ne intende, ha affermato: “Per fare un disco rock, la tecnologia è la cosa meno importante”.
Ah… firmato Keith Richards…
01. Free
02. Alright for you
03. Out of sync
04. All for the money
05. Help me
06. Lost cause
07. Leave this city
08. Everything
09. Thinkin’ about
10. Weekly in love
11. Woody’s walk
Screaming Luke Duke: vocals, guitars, claps, bass Frederick Micheli: guitars, vocals, toy guitar, chains, claps Brian Mec Lee: drums, percussions Paul Gheeza: bass, vocals Davide “Mr. Family Man” Cornolti: congas, percussions, sax, claps Fabrizio Bolis: bass, backing vocals Boris Savoldelli: backing & space vocals Alan Cretti: doublebass, strings Paolo Zanni: baghèt Ritz Micheli: backing vocals, claps Michele Foppoli: backing vocals Andrea “Cek” Franceschetti: additional slide Diana Guarino: backing vocals Fabiana Tignonsini: backing vocals Paolo Priuli: trumpet Stefano Reboli: lead guitar Chuck Ford: piano Denis Formentelli: lost trumpet