Luigi Porto
C’è una città sullo sfondo e una freccia in primo piano sulla copertina di Tell Uric, il nuovo disco di Luigi Porto. La freccia indica in basso, ed è lì che il musicista italiano, che vive a New York, vuole guardare e farci puntare lo sguardo, per raccontare le sue storie in musica. La trasformazione di interi quartieri e aree urbane che tende a espellere i più poveri, in questo caso, neri e ispanici, da alcuni lembi di Manhattan, è al centro di questi racconti in cui la working class ha ancora una sua presenza e importanza, non solo perché è la base di tutto quello che poi si sviluppa ai piani alti del sistema capitalista, ma anche perché è una umanità multiforme e variegata che vale sempre la pena raccontare, nella sua esistenza quotidiana, fatta di tanti sacrifici e qualche gioia. La musica, con la sua possibilità di esprimersi in generi differenti, aiuta senz’altro Porto, che attinge, come un pittore da una tavolozza, a tanti colori, muovendosi tra il folk, le diverse sfumature del rock, fino ad accenni di classica, di fatto componendo una colonna sonora dentro cui si muovono quei pezzi della città di New York, che ormai conosce bene.
La psichedelia prende sfumature diverse, più folk in The Roofing Really Needed, con un cantato che sembra arrivare direttamente dallo psich-folk acustico degli Amazing Blondel, o dai Jethro Tull di canzoni come Slipstream o Wond’ring Aloud, fino a un brano come The Sun che ci riporta a un suono davvero floydiano, del loro miglior periodo tra l’altro. Per cercare altre piacevoli sorprese del disco, bisogna scavare un po’, immergersi nell’ascolto Locust Devotee e ancor di più nella lenta e avvolgente Uljhan. Luigi Porto è un ottimo musicista e lo dimostra anche in questo suo quinto lavoro, così come lo testimonia tutto il suo percorso artistico, in cui ha sempre saputo spaziare e sfruttare le molte possibilità della composizione musicale, attraversando l’elettronica d’avanguardia e la musica neoclassica, fino a cimentarsi in colonne sonore per compagnie teatrali di avanguardia. Tell Uric è un disco con un cuore e un’intenzione cantautorale per quello che racconta, sempre in simbiosi con scelte musicali, ben create ed arrangiate, che danno vita a un equilibio ipnotico che esplora diversi territori con una salda bussola sonora fra le mani.
01.Gabor
02.Sketchy Building
03.Morningside
04.Locust Devotee
05.Uljhan
06.The Roofing Really Needed
07.The Sun
08.Family
Luigi Porto: vocals, guitars, rhodes, drum programming, bass, organ, synths, harp, cello, banjo, percussions - Nefer Alexandra Linde: vocals - Alberto La Riccia: reverse guitar - Carmine Cipolla: bass - Ray Lustig: piano, accordion, backing vocals, choir - Ruvio: bass, choir - Al the Coordinator – guitars, dreadnought guitar - Brass Ensamble: Emanuele Calvosa ( Trumpets), Giuseppe Oliveto (trombones), Mirko Onofrio ( saxophones, alto clarinet) - Massimo Palermo: drums, percussions - Yi Chang: piano - Jiawei Chern: violin - James Waldo: cello - Emanuele Valle: viola - Meredith Moore: horn, choir - Luke Pirozzi, Sandra Garner, Rupert Frank, Chaitanya Sangco, Joy Tamayo, Vaikuntha Abalon, Nadia Abalon: choir