Renanera
Terra antica traboccante di misteri, selvaggia, che si nega a sguardi effimeri, terra da cammenà per essere rivelata: ecco la visione onirica di chi raffiora dall’ascolto del nuovo album dei Renanera, forgiato per svelare ogni stilla di autentica bellezza della più ermetica delle regioni italiane, la Basilicata. Dicevamo “album”, ma è una definizione che non gli rende giustizia, visto che in questo progetto c’è molto di più. Intanto la confezione. In un’epoca in cui il cd fisico è smaterializzato, quasi sparito, ecco che i Renanera scelgono di “confezionare” le nuove canzoni in un libro.
Una 'provocazione' riuscita, che permette così di avere tra le mani un oggetto fisico, pagine da sfogliare, da leggere, utili per approfondire i testi e le tematiche affrontate (splendide le fotografie di Francesco La Centra e Federico Cataldi così come preziose sono la prefazione di Antonio G. D'Errico, la postfazione di Yvette Merchand e soprattutto l'introduzione curata da Pierpaolo Grezzi), il tutto mentre puoi ascoltarti tranquillamente le tracce sullo smarphone grazie ad un QR Code Reader messo a pag. 5. E il cerchio si chiude, appagando vista, tatto e suono.
E a proposito di quest’ultimo, i suoni etnici di ‘Terra da cammenà’ narrano di un luogo dall’apparenza sobria ma dall’essenza intricata, antico e perduto, che con questo viaggio musicale può tuttavia essere trovato. E allora proviamoci.
Ecco il primo indizio, nel brano di apertura a cui l’album deve il nome: la Basilicata è un luogo evanescente, al quale piace rivelarsi soltanto a chi “camminandola” riesce a coglierne l’anima recondita. Inattuabile una scelta sul brano più evocativo; ogni suono, ogni parola trafugano scintille del fuoco sacro che avvampa nelle viscere lucane, raccontato con un dialetto e una poesia che non lasciano scampo. Fra i temi egemonici figura, senza dubbio, il cuore oscuro della Basilicata, la magia antica; Croce e corna, Senza filtri né magia, Masciara masciarella, brani intrisi di suggestive melodie accattivanti, di potenti stregonerie, di profana unione fra fede cristiana e superstizione pagana, di cronache di fattucchiere lucane dai potenti occhi ammaliatori.
La sacra passione che peculiarmente costella le anime del popolo lucano prorompe in brani come Arriva arriva, preghiera rivolta a San Biagio, santo protettore di Maratea, luccicante zaffiro conosciuto come “perla del Tirreno”, o in Diceme sì in cui si viene piacevolmente scombussolati dall’ascolto della lingua Arbëreshe, straordinaria eredità culturale derivante da un insediamento dei popoli albanesi ormai antico di cinque secoli. Di notevole impatto anche il brano A voce e sti briganti, racconto di un’orgogliosa e disperata battaglia di riscatto del popolo lucano ancora troppo poco presente nei libri di storia, o anche in Il ponte alla luna, che richiama con vibrazioni orientaleggianti l’omonimo attrattore turistico realizzato in quel di Sasso di Castalda (qui sotto una foto del luogo, anzi, se capitate da quelle parti il consiglio è di non perdere l’occasione per vivere un momento ad alto tasso adrenalinico), evocando e sublimando il cammino nel vuoto, tanto fisico quanto spirituale, e il fluttuare a metà fra l’arcana luna e l’ululato dei lupi, o ancora Stupore d’o munn, in cui si acclama l’eclettico Federico II di Svevia, Re di Sicilia, Imperatore del Sacro Romano Impero, stregato oltremodo dalle meraviglie lucane.
Il susseguirsi delle note orientaleggianti tende le corde del cuore umano generando un malinconico richiamo verso gioielli nascosti, probabilmente mai visti ma assurdamente familiari, quali straordinari monumenti storici provenienti da epoche lontane, personalità di stagioni dissolte, forme geologiche incomparabili, e un sentimento comune, l’eterno pendolo fra il rimanere in eterno legati a questa terra ammaliante e il tormentoso distacco da essa.
Un album-libro che aggiunge un tassello importante nella storia dei Renanera intesi come gruppo ma anche e soprattutto per i due componenti storici (in basso nella foto) che sono Unaderosa (Concetta De Rosa, non solo la splendida voce che caratterizza i brani della band, ma anche darbouka, saz baglama in Tu sì tu (vedi il video), nonchè autrice di molti testi e musiche) e Antonio Deodati (autore, polistrumentista e arrangiatore scrupoloso, nel disco cura la programmazione e suona synth bass, tastiere, tammorre, saz baglama, chitarra battente, lira calabrese, triangolo, flauto, cori), a cui vanno aggiunti gli altri tre musicisti che hanno partecipato al lavoro, Alberto Oriolo (violino, tammorra, cori), Pierpaolo Grezzi (tamburi, bohdran, darbouka, tammorre, pandeiro, cajon, sonagli, shakers, voce recitata in 'U Maestro de li Templari) e Massimo Catalano (chitarra acustica, mandolino, saz baglama, cori). A questi musicisti se ne aggiungono molti altri che colorano e arricchiscono non poco l'atmosfera degli arrangiamenti.
Terra da cammenà è un pellegrinaggio dell’anima, un cammino verso l’ignoto, per conoscersi, esplorarsi e ritrovarsi, conoscendo, esplorando e ritrovando questo piccolo mondo segreto.
https://www.facebook.com/renanera.music/
http://www.renanera.it/
https://www.youtube.com/watch?v=cTjDP2o3lRY&list=PL3uyurHq_ftHr5OmFSg2WvL3Qn8vacN7T
01. Terra da cammena’
02. Croce e corna
03. Arriva, arriva
04. Diceme sì
05. Senza filtri ne’ magia
06. ‘A voce e sti briganti
07. Masciara, masciarella
08. Il ponte sulla luna
09. Tu sì tu
10. Eran’nove
11. La danza di Hera
12. Nera
13. ‘U maestro de li Templari
14. L’eroe di Melfi
15. Stupore d’o munn’
16. Se parli tu
17. Acqua cheta
18. Ballano i calanchi
Unaderosa (voce, darbouka, saz baglama in #9) - Antonio Deodati (programmazione, (synth bass, tastiere, tammorre, saz baglama, chitarra battente, lira calabrese, triangolo, flauto, cori, arrangiamenti) - Alberto Oriolo (violino) - Massimo Catalano (chitarra acustica, mandolino, saz baglama, cori) - Pierpaolo Grezzi (tamburi, bohdran, darbouka, tammorre, pandeiro, cajon, sonagli, shakers, voce recitata in 'U Maestro de li Templari