Atmosfere cupe, tracce di drum‘n'bass, chitarre a tratti psichedeliche, un generale senso di “distanza”, ed una voce, quella di Nina, calda, morbida, sensuale, onirica; un album, The Black Mill, che offre più di uno spunto e lascia aperte diverse possibilità di interpretazione.
Già dall’apertura, The Erased, strana ed interessante commistione tra elettronica e pianoforte, si intuisce subito l’attitudine di Nina Ricci ad intrecciare differenti ispirazioni, a prediligere situazioni sonore “sospese”, eteree, senza per questo rinunciare a passaggi più decisi e grintosi, come Watercircle.
Con Don’t forget m.l.a.t.r. si passa a loop ritmici quasi ossessivi, affiancati da armonizzazioni di stile mediorientale, decisamente una soluzione interessante. Se vogliamo, un limite di questo lavoro potrebbe essere proprio l’aver voluto mettere davvero molta carne al fuoco, senza dare una direzione univoca all’album ma tracciando differenti percorsi. Ciò non  toglie che l’impatto globale suscita interesse e la necessità di riascoltare i brani con attenzione per gustarne i dettagli: Let the rain fall potrebbe essere tranquillamente una sorta di ballata elettroacustica, come anche  Where are you?, dall’andamento ipnotico.
Qualcosa di Peter Gabriel, dei Massive Attack e di certi approcci dei Radiohead traspare qua e là, sicure fonti di ispirazione, come anche un qualche riferimento alla new wave degli ultimi anni ’80, ma sono tracce rarefatte, e comunque interpretate con piglio sicuro ed “autonomo” dall’artista, che gioca parecchie delle sue carte sul piano emozionale e con piglio decisamente vincente.

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