Sinestesia
Nessuna intro “sognante”... nessun approccio soft... i Sinestesia attaccano subito, e senza indugio: tempi dispari, ritmica “a palla”, chitarre e tastiere a giocare con la melodia alternando raffiche velocissime a brevi sospensioni, voce subito lì, ad inerpicarsi verso i “piani alti”; ma The Day After Flower non è solamente questo.
Ascoltatori attenti e “ferrati” nel genere, riconosceranno certamente qua e là schegge di Dream Theater, Symphony X, ma non solo; ci sono tanto hard rock ed altrettanto progressive settantiano, qualche rimando ai Rush del periodo ottantiano, insomma, uno spaccato di quello che dai più, per comodità, viene definito prog-metal.
Non sfugge però il fatto che, al di là della tecnica e della ricerca di soluzioni complesse, la linearità melodica perseguita dalla band contribuisca a creare un mood, un’atmosfera che coinvolge l’ascoltatore inducendolo ad un ascolto più attento e, se vogliamo, metodico, se non altro per capire ed assecondare lo svolgimento dei brani; The birth, the death, trance by the river, ad esempio, scivola verso atmosfere “pinkfloydiane”, con passaggi più propriamente “vintage”, Burning times (never forget), scatta con un incipit decisamente “epic”, sottolineato da energiche “scariche” chitarristiche abbinate a tastiere dal piglio classicheggiante, per poi aprirsi in modo arioso ed evocativo e chiudere in maniera quasi sinfonica, a cavallo tra Dream Theater e Yes.
Poi, quasi a sorpresa, Violet offre un tocco di “Canterbury Sound”, con atmosfere acustiche di ispirazione folk, ed ancora C.W.A. Prelude (instrumental), con tastiere di “Wakemaniana” memoria cui fa da controcanto una sei corde di scuola “Petrucciana”.
Molto interessante e fluida dunque la capacità dei Sinestesia di fondere, arricchire e riproporre stili differenti, facendo di questa attitudine una caratteristica precisa e propria, così come è notevole la predisposizione a “fondere”, pur nell’ambito di generi contigui, epoche e strutture differenti conservando una scioltezza ed una freschezza non comuni, ed un “tiro” sempre vivace.
Che il prog-metal si stia spostando verso una sorta di “fusion” è un fatto evidente; verso quali direzioni si diriga questa elaborazione è ancora terreno da scoprire, e lavori come questo costituiscono una interessante sorta di assaggio di ciò che verrà.
01. Hero
02. Feast
03. The birth, the death, trance by the river
04. Burning times (never forget)
05. Violet
06. C.W.A. Prelude (instrumental)
07. Cold war apocalypse
08. Twilight
09. Memento
Ricky De Vito: vocals Alberto Bravin : keyboards, mellotron and kaoss pad Roberto De Micheli: electric and acoustic guitars Alessandro Sala: 6 string bass Paolo Marchesich: drums and percussions Nicola Ardessi: soundscapes Marco Steffè: acoustic strummed guitars on track 5 Stefania Camiolo: backin vocals on track 3