Bona Head
Do it yourself… pare che questo approccio, anche nel campo musicale, abbia un numero di estimatori in continua espansione. Dopo diversi anni spesi suonando le tastiere, principalmente nella band degli SHW, nel 2011 Roberto Bonazzoli decide di provare a fare da sé, pubblicando il suo debutto solista, Colours Doors Planet, bissato nel giro di dodici mesi da questa nuova uscita, The Path, in cui il musicista riprende il discorso, personalissimo, intrapreso l’anno prima.
Quindici tracce, fra elettronica, space-rock, pop psichedelico, volutamente lasciate in sospeso, nel senso che pare quasi che l’album sia stato intenzionalmente realizzato sotto forma di abbozzo e dunque sia ricco di amplissimi spazi interpretativi.
Bona Head si prende tutto il tempo e lo spazio necessari per mettere, sull’ipotetico tappeto le sue proposte musicali e lo fa senza la fretta di chi deve, o vuole, colpire per forza ed immediatamente l’attenzione. L’approccio soft di Incipit, doppiato dalla successiva R.E.M., non lascia alcun dubbio sul fatto che il primo obbiettivo ricercato sia quello di predisporre l’ascoltatore ad una fruizione rilassata, assolutamente non caotica o troppo aggressiva.
Le atmosfere, infatti, sono stranianti, eteree, si viaggia con un senso di sospensione a mezz’aria, in una sorta di limbo, anch’esso abbozzato, in cui sembra quasi che la musica insegua richiami lontani, indistinti; Way out, che di questo approccio può essere considerata un significativo esempio, evoca immagini quasi favolistiche, eppure non dà coordinate precise a riguardo, lasciando nell’ascoltatore un che di imprecisato, di indeterminato.
Non c’è mai, neppure nei brani più elettronici, la ripetitività della lounge music, che a tratti viene solo sfiorata e questo perché non ci sono loop troppo insistiti. A ben vedere però, (o meglio ascoltare…) manca, questo sì e si nota in modo evidente, una batteria “vera”, che dia ai brani quel groove, quella profondità che a tratti vengono un po’ appiattiti dalla drum machine.
Holes and snares, suonata con una batteria acustica, avrebbe forse avuto una dinamica ed uno sviluppo più deciso, più marcato, così come la successiva Chasm, che risulta ritmicamente un po’ troppo “lineare” rispetto alle possibilità che l’aspetto armonico e melodico fanno intravedere.
Possono anche essere considerati dei dettagli, ma sicuramente influiscono non poco sulla resa complessiva di un lavoro che, con un minimo sforzo in più, avrebbe superato il seppur buon livello su cui si attesta; del resto i brani che non necessitano di una ritmica, funzionano egregiamente, per cui si tratta semplicemente di finezze.
01. Incipit
02. R.E.M.
03. The Path
04. Unreal wood
05. Way out
06. Corner
07. Holes and snares
08. Chasm
09. Dead zone
10. Return at the path
11. Reassuring plains
12. Relax
13. Call
14. Mystic mountain
15. The perfection (epilogue)
Roberto Bonazzoli “Bona Head”: vocals, piano, keyboards, guitars, programming - Vanessa Borrini: back vocals - Marco Connelli: drum machines - Marcello Arienti: chitarra acustica