Giovanni Guidi
Malgrado la verdissima età (è del 1985), Giovanni Guidi è uno dei pochissimi tra i “giovani leoni” del jazz italiano (colonia che di questi tempi ingloba anche parecchi quarantenni) a possedere una coscienza storica, che non vuol dire suonare à la maniére de (scadendo quindi nel cliché), ma percepire lo sviluppo del jazz (e non solo, si capisce) attraverso le sue infinite tappe al di là degli innamoramenti da fan-tifosi di troppi musicisti nostrani. Poco più che ventenne eletto miglior nuovo talento italiano e inserito in alcuni dei nostri gruppi migliori (Rava, Petrella…; notevole, in particolare, la sua prova nel recente, felice “Rooms” di Fabrizio Sferra), in questo quarto album a suo nome il pianista umbro risale fino alla leggendaria Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, della cui omonima opera prima cade quest’anno il quarantennale. Anche la copertina del disco riprende quel modello, benché qui i dieci musicisti (là c’erano i vari Cherry, Barbieri, Rudd, Motian, Carla Bley, e chi più ne ha più ne metta) siano delle pure sagome, degli “sconosciuti” (unknowns), appunto, nel rispetto del titolo. E ribelli pure, il che ci riporta a quanto sopradetto.
Guidi, in altre parole, è artista felicemente fuori dal coro: conosce, e rielabora in prima persona, di fatto estraneo a mode più o meno fittizie, più o meno retrive. Il cd – come si legge – “racconta in musica storie di straordinarie libertà, lo spirito di ribellione e giustizia che attraversa e muove i popoli (…) dalla guerra di Liberazione alla Primavera di Praga, attraverso i desaparecidos argentini, la legge Basaglia, le lotte anticolonialiste nel Sud del mondo, il genocidio dei pellirossa, la guerra civile spagnola, la rivolta di Piazza Tien An Men”. Fuori dal coro, appunto. E la musica procede di conseguenza, fra momenti più epici e vociferanti, e altri più intimi (anche in termini numerici), a volte solenni, ripiegati, sempre nel segno di quel “non ovvio” (extra-mainstream, per capirci) che innerva il miglior jazz di questi nostri anni fin troppo conformisti e prudenti. Pertinenti i solisti, con una menzione particolare per Sigurtà, Ottolini, Maier, Rabbia. E ovviamente Giovanni Guidi.
01. Unknown Rebel with White Shirt
02. Praské Jaro
03. Wounded Knee
04. Il partigiano Johnny
05. Napoli, 27-30 settembre 1943
06. Paisa’
07. Sono Sethu Ubumnyama
08. Guernica
09. The Uprising of 20,000
10. 180/78
11. Queimada
12. Garage Olimpo
13. Unknown Rebels
Mirco
Rubegni, Fulvio Sigurtà: tromba, flicorno
Mauro
Ottolini: trombone, bombardino
Daniele
Tittarelli:
sax alto e soprano
Dan
Kinzelman: sax tenore, clarinetto, clarinetto basso
David
Brutti: sax baritono e basso
Giovanni
Guidi:
pianoforte
Giovanni
Maier:
contrabbasso
Joao
Lobo:
batteria
Michele
Rabbia:
percussioni