Riaprire un diario chiamato “Appunti di Viaggio”, è come partire di nuovo, ed anche le strade già percorse, i paesaggi già visti, i profumi respirati e le atmosfere vissute assumono caratteristiche non  nuove, ma differenti, come quando l’effetto deja vù si mescola a quel “qualcosa” che, allora, era forse sfuggito, o non era stato colto pienamente; ed allora il senso di un titolo, semplice, come Travel Notes, non è quello di un semplice diario, e nemmeno quello di un puro esercizio di memoria; si torna su vecchie tracce, su piste già battute per capirle di più, per gustarne aspetti, dettagli, angolazioni diverse.
Si sfogliano le pagine, a momenti intimi, riflessivi, quali Oettam, Terra e Nuvole, R.B. o ancora Searching for a place, seguono fughe vivaci come Crazy day but the blues save us, poi ci sono le persone, che lasciano tracce importanti, Renate, Song for Flavia, la malinconica A Naco, ballata per un angelo, e via via le pagine scorrono ricomponendo un puzzle che il tempo sembrava aver disperso e che, invece, si ricostruisce piano piano, riannodando i fili della memoria alle cose del presente.
Certo, un filo sottile di solitaria malinconia c’è, Lulù e la luna, ad esempio, ed anche Meglio a lungo che mai, ma è un po’ il “pedaggio” che si paga quando i ricordi tornano alla mente tutti insieme, quasi in modo torrenziale, e chiedono tutti, contemporaneamente, spazio ed attenzione; solo allora ci si accorge, forse, di quanto si è vissuto, ed un certo stupore è quasi inevitabile, così come un certo compiacimento, doveroso, per il percorso intrapreso. Ma è anche la voglia di fare, disordinata, caotica, che sprizza energia, E la primavera verrà marciando, ad indicare che la strada è lì che aspetta, il cammino continua, non si è mai interrotto e promette nuove e stimolanti avventure.

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