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Pierrot Lunaire

Tre

Tre è l’album che ci sarebbe dovuto essere ma non ci fu, è il segnale interrotto che, dopo più di trent’anni, riprende a correre nell’etere, riannodando quei fili sciolti che la scomparsa di Gaio Chiocchio ha reso ancor più difficili da riallacciare, eppure…

C’era già qualcosa in preparazione, all’epoca, e valeva la pena di pubblicarlo perché non erano semplici demo, abbozzi, idee da sviluppare in seguito, ma brani già costruiti, strutturati, che magari avrebbero subito ulteriori variazioni ma che, in fondo, suonavano già bene così; c’erano anche versioni alternative, spunti su cui lavorare, spartiti da riprendere e magari rielaborare, ma che facevano parte integrante del lavoro dei Pierrot Lunaire.

Oltre a ciò, ed è questa la scommessa più impegnativa, c’era da capire se i brani già pubblicati all’epoca avessero mantenuto inalterato il loro fascino, quell’originalità e quella capacità attrattiva che ha fatto di questo gruppo una meteora luminosissima nel panorama del progressive italiano, apparsa e scomparsa nel giro di pochi anni, ma capace di lasciare un segno indelebile.

Ed allora, non potendo ovviamente ricostituire la line-up originale, ecco l’idea di affidare a sei giovani band l’incombenza di rileggere, con gli occhi dei musicisti di oggi, sei fra i brani più significativi fra quelli che vennero realizzati per i primi due album pubblicati, Pierrot Lunaire, 1974 e Gudrun, 1977.

Il tutto sotto la supervisione di Arturo Stàlteri, che di Chiocchio fu amico, sodale e co-creatore di quella alchimia così profonda e, per certi versi, magica, di cui il brano Morella è quasi una piccola colonna sonora. Quanto gli sia costato, umanamente, “frugare” nei ricordi, ripescare quei lavori, riandare con la memoria a quei tempi così lontani è difficile a dirsi, e forse lui solo potrebbe spiegarlo, ma certamente il fatto che alcuni giovani musicisti si siano impegnati nel riproporre brani che nulla hanno perduto, quanto a smalto e capacità di catturare l’attenzione, lo dovrebbe aver ripagato dell’inevitabile pegno pagato alla nostalgia.

Si trattava, inutile dirlo, di chiudere un cerchio, di completare un’opera lasciata in sospeso e che chiedeva solo di potersi esplicitare in modo completo e definitivo.

Ciò che allora appariva come sperimentale, avanguardistico, proiettato nel futuro, ha avuto in questo modo la possibilità di confrontarsi con quello stesso futuro al quale si rivolgeva allora; riaprire le porte della memoria spesso permette a chi “viene dopo”, di cogliere appieno particolari che spiegano quali e quanti legami ci possano essere fra idee attuali ed idee che risalgono ad anni addietro.

Ed a volte si scopre che il sottile filo che unisce queste idee appare e scompare nel tempo, ma non si spezza mai.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Walter Lefèvre, Pino Zingarelli
  • Anno: 2011
  • Durata: 43:25
  • Etichetta: MP&Records/GT Music

Elenco delle tracce

01. Lady Ligeia

02. Il Re di Raipure

03. Dietro il silenzio

04. Plaisir d’amour

05. Gallia

06. Giovane madre

07. Morella

08. Sonde in profondità

09. Mein armer Italiener

10. Soldato

11. Cilla

12. What’d you say

13. Giovane madre

Brani migliori

  1. Giovane madre
  2. Morella
  3. Cilla

Musicisti

Arturo Stàlteri: Clavinova Electronic piano, tapes, organo elettrico, violino, synth, chitarra acustica, voce, pianoforte, glockenspiel, fischio Gaio Chiocchio: chitarre acustiche, sitar, Lunik mandoline, Zither tirolese, voce, Bell guitars, basi, pianoforte Walter Lefèvre: voce, tapes, military tapes Shaj Baja: voce, fischio Laura Buffa: voce Il Segno del Comando: eseguono Lady Ligeia Gran Turismo Veloce: eseguono Il Re di Raipure Sciarada: eseguono Dietro il silenzio, Giovane madre InSonar: eseguono Plaisir d’amour Claudio Milano/Marco Tuppo feat. Liir Bu Fer: eseguono Gallia Central Unit: eseguono Giovane madre