Trio Para Guai
Vedi la copertina, vedi il titolo e pensi subito ad un disco ironico, goliardico… musica esotica (sarà per quel richiamo al Paraguay) e leggera. Ascolti la prima traccia (Coppia comitiva) e già cominci a dubitare, perché qui si suona davvero, qui si canta davvero, il testo funziona davvero. Altro che goliardia.
Alla seconda traccia (Tutti i treni) ogni dubbio è fugato. E sì, perché i tre del Trio Para Guai (vincitore del Premio Gaber nel 2005) sono tutto fuorché degli sprovveduti: Filippo Bessone ha una voce calda e impastata, che è uno strano ibrido tra Ligabue e Gaetano Curreri; Claudio Dadone ha alle spalle collaborazioni con Paolo Conte e Gianmaria Testa; Leo Martina oltre che con Paolo Conte ha suonato con i Blindosbarra.
Certo non mancano davvero momenti esilaranti (Amo,da intendersi non come voce del verbo “amare”, ma come il romanesco “dobbiamo”) ed esotici (Pesce palla), ma Trio Para Guai è un disco molto più complesso. Sentirlo tutto di un fiato è come salire su un ottovolante: non si fa in tempo a gustare le venature jazz (alla Conte ma anche con rimandi a Capossela) delle prime tracce che tutto di colpo vira: tango, mambo, canzone d’autore, pop melodico.
Un ottovolante, ma anche un viaggio che si dipana tra osterie (piemontesi?), Roma (la straordinaria e sconclusionata Amo), le Hawaii, Malta. Anche se alla fine ci si ritrova in un appartamento cittadino, costretti a vedere la propria Lucilla di turno cercare di lucidare un pavimento che non sarà mai di marmo di Carrara (Vivo da me), né probabilmente veramente pulito e lucido.
Il viaggio, allora, è soprattutto mentale (o cinematografico, come evoca La croce di Malta) alla ricerca di una sorta di centro di gravità permanente. E non è certo un caso, quindi, che a predominare nei testi siano proprio i termini che in qualche modo si rifanno al viaggio e alla fuga (d’altro canto Bessone – autore dei testi - nella vita di tutti i giorni fa il capotreno): «Tutti i treni viaggian su rotaia» (Tutti i treni), «Lungo il binario un ritmico andante/ passo straniero» (Habanera), «Navigo senza te/ un veliero che va alla deriva» (Il mambo), «Confuso fra ricordi e mongolfiere/ la libellula ha il volo del bisonte/ ed io il passo che ricorda uno stalliere» (L’inquietudine).
Belli, infine, i testi di Bessone che dimostrano un attento lavoro di lima. Elementi prosaici, narrativi e a volte descrittivi («Ma l’oste ha voglia di servire/ la cameriera avrebbe voglia di morire/ una testa di toro enorme/ mi guarda dal muro e le foto») si alternano a lampi lirici di bella suggestione poetica («L’inquietudine/ non dà spazio al pomeriggio/ confuso fra ricordi e mongolfiere/ la libellula ha il volo del bisonte», «Quante volte ho sognato le sue carezze/ e non ho mai/ saputo osare più di un imbarazzo»).
I versi raramente si adagiano sulle parole tronche, anzi da questo punto di vista a volte si assiste a precise scelte ironiche: «malinconico per scelta o per amor/ …/ patteggiando la mia pena a malincuor» (L’inquietudine) con l’utilizzo del frusto tronco “amor”; oppure nello pseudo romano Amo: «Amo da parlà/ amo da sentì amo da capì/ amo da lavorà amo da cercà/ amo da scavà amo da operà/ dove se po fà tanto pe sapè». Contenute anche le rime, anche in questo caso con alcuni evidenti intenti parodistici: «Ma se fossi alle Hawaii/ fra le sedie a sdrai/ mango mango mango e papaj» (Pesce palla).
01. Coppia comitiva
02. Tutti i treni
03. Pesce palla
04. Sarima
05. Habanera
06. Amo
07. Mambo
08. Vivo da me
09. L’inquietudine
10. In un attimo
11. La croce di Malta
Filippo Bessone: voce Claudio Dadone: chitarre Leo Martina: pianoforte, campionatori