Cesare Basile
Tra rock e tradizione, cantastorie e teatro canzone. Undici tracce che sono Spoon River di Trinacria e di ogni luogo della terra vissuto da pupari, ladri, cantastorie, travestiti innamorati di Cristo e saltimbanchi della barricata. Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più, a quasi due anni dal precedente, il tredicesimo album di Cesare Basile è tutto questo: racconto dei racconti che arriva dritto al cuore, stride come un’unghia su una lavagna; trascina e toglie il fiato, anche quando il dialetto si fa ardua sfida per chi ascolta.Un album che trasuda unione d’intenti, un lavoro di squadra che ha nomi e cognomi: suonato insieme a Guido Andreani, Luca Recchia, Massimo Ferrarotto, Fabio Rondanini, Rodrigo D’Erasmo, Manuel Agnelli, Enrico Gabrielli e Simona Norato, è un album che confonde, che respinge per poi afferrarti e lasciarti traballante. Di quali notti, ultima traccia dell’album, è quella che racchiude tutto lo spirito di questo lavoro dove la musica che accompagna i testi graffia o alliscia, ti culla e ti sveglia all’improvviso.
Chi ama la produzione di Cesare Basile noterà che la sua voce in questo album sembra aver preso complessità e spessore: maggiori sfumature, duttilità, a volte una dolcezza quasi femminile. Tu prenditi l’amore che vuoi, La vostra misera cambiale, Libertà mi fa schifo se alleva miseria sono filo rosso, le tracce più connotate e in linea con gli altri album della sua produzione.
Scegliere tra le undici tracce quali siano le migliori è difficile: tutte lasciano il segno, con dolce e incongruente armonia (U chiamunu travagghiu) o acida verità.
I protagonisti delle canzoni sono donne e uomini fregati dall’esistenza, outsider visionari, ai margini incidentalmente o per scelta: chi vive del lavoro articolato in una religiosa spirale di debito e colpa (La vostra misera cambiale); l’Orazio Strano (Araziu Stranu) cantastorie che percorreva la Sicilia orientale nel secondo dopoguerra a raccontare di Salvatore Giuliano e di gente comune piegata dal destino inclemente e alla vita. La sua vittoria al Premio Tenco 2015 nella sezione “Miglior album in dialetto” non fa che confermare la forza comunicativa e lo spessore artistico di Cesare Basile. Schiena diritta per un album intenso che incanta e commuove di rabbia.
01. Araziu Stranu
02. Franchina
03. Tu prenditi l’amore che vuoi
04. Manianti
05. La vostra misera cambiale
06. Filastrocca di Jacob detto il ladro
07. Ciuri
08. Libertà mi fa schifo se alleva miseria
09. A muscatedda
10. U chiamunu travagghiu
11. Di quali notti