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Agricantus

Turnari

Gli Agricantus ritornano con un nuovo album: dopo cambi di formazione, lo scioglimento nel 2008 e un periodo di silenzio, nel 2013 i fondatori Mario Crispi e Mario Rivera danno vita al progetto 'reunion' che riapre un percorso musicale teso a raccogliere e rilanciare ciò che si è seminato. Ed è proprio per questo che nasce Turnari.

E qui la digressione personale è d’obbligo perché gli Agricantus sono legati ad un momento preciso della mia vita. Dopo l'orale per la maturità lasciai andare via l'adrenalina con un bellissimo concerto e alla fine mi regalai pure quel gran disco di Tuareg. Gli Agricantus mi colpirono per la ricchezza dei suoni, per le atmosfere evocative, la concentrazione e allo stesso tempo la presenza sul palco con sorrisi e gioia.
Il gruppo (il cui nome deriva dal latino “canto della terra”) dalla fine degli anni '70 ha dato una consistente direzione al folk, raccontando il meticcio, concentrando gli sforzi nel far convivere diverse anime, diversi strumenti e diverse lingue, il tutto in chiave elettronica. Complici nella buona riuscita dell'operazione due personalità decisive come Pivio e Aldo De Scalzi.
Ecco che ascolto Turnari: tornare appunto, ri-tornare per ri-orientarsi, per mettersi in gioco. Turnari nasce dall'esigenza di convogliare nuove energie e una rinnovata linfa.

Scritto e cantato in dialetto siciliano (tradotto in italiano e inglese nel booklet), il disco è un concept sulla ciclicità del tempo. Ha 12 tracce come i mesi dell'anno e racconta di sogni (Nsunnai) e destini migranti (Cantu errami), di percezioni sottili e cambiamento (Canciari), di amore per la vita (Stu jardinu si tu) e per i propri compagni di viaggio (Nzemmula) e della linfa creativa che anima colui che immagina (Sentimentu). Da segnalare Omini, con il testo e la musica di Gino Magurno: il brano è la trasposizione in siciliano del già edito Uommene da cui è stato ricavato un video con Pietra Montecorvino, Federica Zammarchi, Roberta Alloisio e Roberta Albanesi.
Colpisce la versatile Federica Zammarchi - che sostituisce Rosie Wiederkehr - e da toscana stupisce per la convincente pronuncia e per l'interpretazione.

Gli Agricantus confezionano un disco di alto pregio, ricchissimo di spunti, colori, impeccabile e a tratti commosso, ma senza quella zampata di novità che ci si aspetta da un gruppo con tale storia e che è stato capace come pochi di varcare i confini nazionali.
Affiancati dallo storico produttore Paolo Dossena, Crispi e Rivera, da musicisti di razza e di gusto, hanno individuato colleghi validi come Giovanni Lo Cascio, Giuseppe Grassi e un ispirato Enzo Rao al violino. Suoni elettrici, folk e tanti strumenti per un lavoro di gruppo suonato e non campionato. Brani come Nsunnai, Turnari, Canciari e Sentimentu restano più di tutti a seminare nuove stagioni di terra e di vita.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Agricantus – Paolo Dossena
  • Anno: 2014
  • Durata: 58:09
  • Etichetta: CNI – Compagnia Nuove Indie

Elenco delle tracce

01. Qanat
02. Nsunnai (video version)
03. Cantu Errami
04. Turnari
05. Manu su manu
06. Stu jardinu si tu
07. Nzemmula
08. Locu
09. Canciari
10. Nsunnai
11. Omini
12. Sentimentu

Brani migliori

  1. Nsunnai
  2. Turnari
  3. Sentimentu

Musicisti

Federica Zammarchi: vocals, synths, piano, programming  -  Mario Crispi: duduk, arab and persian ney, bansuri, maui xaphoon, keys ney, didjeridoo, ciaramella, zummara, arghul, marranzanu, synths, vocals  -  Mario Rivera: electric bass, fretless bass, synths, programming, vocals  -  Giuseppe Grassi: mandola, mandoloncello, mandolin  -  Giovanni Lo Cascio: drums, qraqeb, riq, darbuka, cajon
Special guests: Aldo De Scalzi: guitar, synths   -  Massimo Laguardia: frame drums  -  Giuseppe Panzeca: mandolin, guimbrì  -  Pivio: synths   -  Enzo Rao: electric violin