Peppe Voltarelli
Questo secondo disco di Peppe Voltarelli è circolare, e non mi riferisco al supporto. Il cerchio è invece al centro della struttura di questo lavoro, una sorta di viaggio nel mondo che comincia e finisce in ugual modo, come se durante tutto questo peregrinare non ci si fosse mai mossi da dove si era partiti, come cittadini del mondo ma anche stranieri in ogni luogo. In questi tre anni che separano Distratto ma però da Ultima notte a Malà Strana Peppe Voltarelli è stato in tournée tra Europa, Stati Uniti, Argentina, Canada, Messico e deve sicuramente aver fatto una ricca esperienza di ciò che significa emigrare e stare lontano dalla propria terra d’origine. Lo si capisce subito ascoltando questo disco che è praticamente suddiviso a metà tra brani in italiano e brani in calabrese, non quello degli avi bensì un dialetto contaminato dai tanti mondi cui è venuto in contatto e a queste due lingue si è aggiunto un terzo idioma, quello dei versi un po’ come fa chi, straniero, cerca di arrangiarsi come può per farsi capire.
Musicalmente invece, Peppe ha svolto un lavoro di sottrazione rispetto al precedente album, l’impianto sonoro si è così ridotto all’osso fondandosi quasi esclusivamente sugli abituali compagni di viaggio presi in prestito da Bandabardò: il talentuoso AM Finaz in primis e Marco Bachi, senza dimenticare Enriquez con il quale ha condiviso una splendida cover di Gli Anarchici di Leo Ferrè. Alla fine forse manca un brano fortemente trainante come lo era Italiani superstar, ma questo minimalismo dà maggior peso ai testi e alle capacità teatrali di Peppe, a quel suo carisma che dal vivo lo rende unico e così amato non solo in Italia.
Entrando però nel dettaglio, sottolineerei Sta città e Il paese dei ciucci, che trasudano sdegno e disamore per questa nostra società, il primo con sonorità molto mediterranee, il secondo imperniato su ritmi andalusi. Alla sfera dell’amore sono invece legati Scarpe rosse impolverate, brillante brano in stile Django Reinhardt e Quanto ni vo lento e passionale. C’è poi l’intensa canzone Marinai che è il canto di chiusura dello spettacolo teatrale Medea e la luna ispirato a Lunga notte di Medea di Corrado Alvaro e la title-track che esprime bene il senso di smarrimento di chi vaga per il centro di Praga, luogo di commistione tra Occidente ed Oriente, in cui si sente estraneo e lo fa anche attraverso i versi e la voce della cantante e attrice ceca Ester Kocìckovà. Il disco si chiude così com’era cominciato con Iamavantiancora e allora l’augurio è che Peppe vada avanti ancora lungo questo percorso artistico. Il talento certo non gli manca.
01. Iamavanti
02. Canto mo
03. Scarpe rosse impolverate
04. Quanto ni vo
05. Sta citta’
06. Gli anarchici
07. Marinai
08. Il paese dei ciucci
09. Fiore ca balla
10. Coup de coeur a montreal
11. Abbandonarsi
12. Ultima notte a mala’ strana
13. Iamavantiancora
Peppe Voltarelli: voce, percussioni (1, 13), chitarra classica (2), chitarra (4, 5, 6, 7, 9, 12), fisarmonica (6, 7, 9, 10), fischio (8) AM Finaz: voce (1, 13), chitarra percossa (1, 8, 13), chitarra elettrica (2, 7, 8, 10, 11), mandolino (2, 5, 7), chitarra manuche (3), chitarra acustica (4, 9, 10), chitarra silde (5), percussioni (5), chitarra flamenca (8), chitarra classica (11,12) Roberta Carrieri: voce (1, 11,13) Italo Andriani: basso (2, 8) Marco Bachi: contrabbasso (3, 9, 10, 11, 12) Gianni Cerone: batteria (3) Raffaele Brancati: flauto (5), clarinetto (7) Enriquez: voce (6) Marco Calliari: voce recitante (10), mandolino (10) Pasquale Caruana: registrazioni a Montreal (10) Ester Kocìckovà: voce recitante (12) Paolino Baglioni: cajon (12), percussioni (12)