Giovanna Marini
Giovanna Marini incarna il concetto di musica popolare nell’accezione più estesa e profonda del termine. Per passione, costanza e coerenza è il faro del folk in Italia ed è naturale accostarsi ai suoi lavori con gratitudine e ammirazione. Il nuovo album, realizzato in collaborazione con il circolo Gianni Bosio, successore dell’ultimo “Antologia”, rappresenta in qualche modo una “summa” della sua luminosa carriera. Se “le canzoni non devono cantare solo problemi, ma anche stati d’animo ed emozioni”, questo nuovo disco è un coacervo di poesia e sentimenti, un luogo della memoria dove impegno civile, solidarietà e comprensione si coagulano in bellissime melodie, date nella consueta metrica priva di gabbie e schemi, accompagnate prevalentemente dalla chitarra di Giovanna, assistita dall’elegante e incisivo commento di Francesco Marini, clarinetto e sax e dal coro che interagisce con l’artista.
Sono venti i brani, composti dalla Marini stessa, vecchi e nuovi, e canzoni altrui tratte dal suo vastissimo repertorio. In un disco così vario ed attraente, cantato con una passione che travolge e coinvolge sempre, delle prime segnaliamo “Il tempo delle parole”, sulla degenerazione dei valori, la toccante dedica dalla dolente melodia “Se, riflessione”, dedicata a Mauro Rostagno, ucciso nel 1991, “Welby”, una canzone che scuote e turba, “Mutu carmé”, a ricordo della tragedia mineraria di Marcinelle in Belgio, la dolce utopia di “Io vorrei” di cui ci piace riportare elegiaci versi ascoltati fra lievi note: «Io vorrei che Dio tornasse a essere il Dio degli eserciti quello che fa tremare i potenti i padroni del mondo…. E regalasse un altro pianeta a chi non vuole né rubare né sporcare né corrompere né convincere né costringere né sconfiggere ma solo vivere con l’altra gente…». Fra le interpretazioni, due splendide liriche di Matteo Salvatore, il canto di vinti “Lu polverone” e “Taré tu non ci jenna”, lo stornello salentino “Giulia di Fornovo” con testo di Giovanna, “La cansun del desperà” del compianto Ivan della Mea, “Cancion por Julian Grimau” di Chico Sanchez, dedicata al militante spagnolo “garrotato” nel 1963. All’insegna della denuncia, della polemica, vi sono l’estratto da “La vivazione”di “Beato capitalismo”, “Il terremoto urbano”, epifania di devastazioni fisiche e morali. Notevoli sono anche il canto tradizionale “Carceratiellu mia”, “Ricordo di Pavese” di Mario Pogliotti e “Ragazzo gentile”, progetto di pacificazione universale il cui incipit proviene dall’Improvviso N. 2 in La bemolle Maggiore di Franz Schubert.
Giovanna Marini canta disinvoltamente in ogni dialetto, in italiano, in spagnolo, perché in realtà canta la lingua universale di un mondo dove non ci sono barriere ma solo tolleranza e condivisione. Canta in una maniera che continua a rinverdire la nostra avidità di speranza. Imbraccia la chitarra e canta con lo spirito di Woody Guthrie.
01. Ricordo di pavese
02. Lu polverone
03. Quando uno sa chi è
04. Gli stagionali - terra nostra
05. Carceratiellu mia
06. Terremoto urbano - Le trombe
07. Dissipa tu se lo vuoi
08. Giulia di Fornovo
09. Welby
10. Tarè tu non ci jenna
11. Il tempo delle parole
12. Cancion por julian grimau
13. Se, riflessione
14. Lu metène
15. La cansun del despera’
16. Mutu carmè
17. Correvano coi carri
18. Beato capitalismo
19. Io vorrei
20. Ragazzo gentile