Quella dei Conqueror è una bella storia che parte da molto lontano, e precisamente dal 1994, anno in cui il batterista Natale Russo inizia a concepire l’idea di una band capace di sviluppare un discorso musicale che possa dirigersi oltre la forma canzone, creando se possibile un sound più articolato, ritmicamente composito ed armonicamente più libero da vincoli. Ci sono voluti quasi dieci anni per raggiungere una formazione stabile ed un’elaborazione musicale definita: l’ingresso della cantante e tastierista Simona Rigano ha infine permesso il definitivo salto di qualità e la realizzazione del primo lavoro, Istinto, datato 2003.

L’attività diventa allora quasi frenetica, segno che le idee musicali erano davvero “ribollenti”: nel 2005 esce Storie fuori dal tempo, due anni dopo il concept album 74 giorni, nel 2009 è la volta del mini cd Sprazzi di luce che anticipa Madame Zelle, pubblicato nel 2010. Infine, nel 2014, l’ultimo lavoro realizzato in studio, intitolato Stems. Un tourbillon di uscite così ravvicinate ha richiesto, necessariamente, un momento di pausa, per riordinare le idee, per studiare nuovi brani e, perché no, per portare in giro e presentare al pubblico il frutto di tutto questo intenso lavoro, collaborando e dividendo il palco, fra l’altro, con nomi importanti del rock progressivo italiano ed internazionale: Pendragon, Metamorfosi, Arti & Mestieri, Bernardo Lanzetti, Pure Reason Revolution, Delirium.

La testimonianza di questa intensa attività dal vivo esce ora con il cd/dvd Un’altra verità – Live in Naxos may 16th 2014, realizzato durante il tour di Stems del 2014, presso il Teatro Comunale di Giardini Naxos, (ME). Dieci tracce, che diventano undici nel dvd, che rappresentano la summa di quasi vent’anni di lavoro, e comprendono in massima parte brani più recenti contenuti nell’ultimo album in studio, ma anche pezzi quali No photo, Pensieri fragili e La strada del graal, appartenenti agli album precedenti. Esecuzioni impeccabili, tecnicamente assai pregevoli e stilisticamente avvincenti, che trasmettono emozione, pathos, creando tutta una serie di immagini e suggestioni davvero intense.

Le caratteristiche “classiche” del rock progressivo ci sono tutte dai passaggi strumentali ai cambi di ritmo, ma sono in un certo senso “alleggerite” da esecuzioni brillanti, mai pesanti o difficili da “digerire”, rischio a cui chi pratica questo genere va spesso incontro. Le suite strumentali, ad esempio, non sono mai troppo estese ed i testi si sposano con la musica senza gli attriti o gli spigoli che hanno spesso caratterizzato il rapporto fra rock progressivo e lingua italiana. Insomma una evoluzione del genere che, pur non perdendo di vista gli stilemi storici, si avvia verso un futuro ricco di innovazione, nei suoni e negli arrangiamenti, e di nuove idee musicali. I Conqueror, a tratti, riescono persino a ridefinire lo schema canzone, allargandone e sviluppandone i confini e le potenzialità, facendo sì che due mondi apparentemente difficilmente conciliabili riescano, per lo meno, a sfiorarsi e ad iniziare a parlarsi; il che, davvero, non è cosa di poco conto.

 Foto di Carmine e M.Pollino

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